Ius soli, Renzi: “Va legato alla scuola e ce ne occuperemo dopo le riforme costituzionali”. Ma è davvero così?

Il premier, ospite di Fabio Fazio, torna a parlare di riforma della cittadinanza: “Potrebbe essere legata alla frequentazione di un ciclo scolastico”. Ma la Commissione è già al lavoro per le modiche alla 91/92

Roma – 29 settembre 2014 – Matteo Renzi torna a parlare di ius soli, ospite di Fabio Fazio. La riforma del della legge sulla cittadinanza viene inserita dal premier nel capitolo dei diritti civili di cui il Parlamento, dice Renzi, si occuperà una volta chiuso il capitolo delle riforme costituzionali: “Appena il Parlamento avrà finito la legge elettorale e la riforma costituzionale per me si apre la stagione dei diritti, cioè Civil partnership alla tedesca e ius soli”. In realtà, la Commissione Affari costituzionali della Camera, come G2 Parlamenta vi ha raccontato in queste settimane, ha già cominciato l’iter per la riforma della 91/92 e l’obiettivo, anche se ambizioso, è quello di arrivare in aula a dicembre e di avere una legge per la primavera del prossimo anno. Il presidente del Consiglio parla di “ius soli temperato”, una formula ormai entrata nel linguaggio comune e su cui si cercherà di trovare un’intesa tra le diverse anime che compongono la maggioranza:  “Lo ius soli potrebbe non essere legato direttamente alla nascita in Italia, come succede negli Stati Uniti, ma alla frequentazione di un ciclo scolastico”, ha spiegato il premier. Anche qui bisogna dire che la Commissione sta lavorando a una legge di respiro più ampio rispetto all’ipotesi introdotta ieri da Matteo Renzi: sì la frequentazione di un ciclo scolastico, ma non solo, con la possibilità di dare la cittadinanza anche a quei ragazzi nati in Italia da genitori immigrati che si trovano nel nostro paese da un certo periodo di tempo (e proprio di quel “certo periodo di tempo” si deve, invece, ancora discutere nel dettaglio). Lo “ius scholae”, o “ius culturae”, di cui ha parlato ieri il premier, dovrebbe invece andare incontro a chi non è nato in Italia, ma vi è arrivato in tenera età. Ciò che si deve cancellare, ha affermato Renzi a Che tempo che fa, “è l’aberrazione di adesso per cui, chi è nato in Italia, deve attendere i 18 anni per ottenere la cittadinanza”. Vero è che la parola “aberrazione” è stata suggerita a Renzi da Fazio, ma su questo siamo assolutamente in sintonia.

Isaac Tesfaye – G2 Parlamenta

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