MANIFESTO DELLA RETE G2 2006-2007

 

A seguire i principi ideali che vorremmo venissero presi in considerazione quando si parla di cittadinanza per i figli di stranieri nati in Italia e per quelli cresciuti qui ma nati nei Paesi di origine:

La legge 91 del 1992 stabilisce che acquistano automaticamente alla nascita la cittadinanza italiana coloro i cui genitori (anche soltanto il padre o la madre) siano cittadini italiani: per la legge italiana è cittadino di questo Stato chi è figlio di cittadino italiano in base al principio dello “jus sanguinis”, dove si nasce non conta. Coloro che nascono in Italia da cittadini stranieri possono richiedere la cittadinanza italiana al compimento del 18° anno di età dimostrando di aver risieduto ininterrottamente in Italia dalla nascita, possono richiedere la cittadinanza italiana se i loro genitori hanno provveduto a registrarli come residenti immediatamente dopo essere nati. La stessa legge dice che possono acquistare la cittadinanza italiana coloro che risiedono in Italia da almeno 10 anni dimostrando di avere i requisiti di reddito (che restano discrezionali, ma di fatto applicati in molti casi) e di regolarità della residenza.
Fatto salvo il diritto dei figli dei cittadini italiani ad acquisire la cittadinanza dalla nascita, le altre modalità di acquisizione descritte sono soggette ad una qualche forma di valutazione discrezionale di opportunità da parte della pubblica amministrazione circa l’avvenuta integrazione dello straniero in Italia.
Nel 2006 i minori nati o cresciuti in Italia da genitori stranieri sono 491.000 e sono considerati cittadini stranieri. Molti di loro al compimento dei 18 anni saranno costretti a districarsi tra un permesso di soggiorno per studio o per lavoro, saranno costretti a dipendere da decreti attuativi e circolari, saranno costretti, volenti o nolenti, a sentirsi “stranieri in patria”. Nel 2006 ci sono “stranieri” nati in Italia o ricongiunti ai genitori che vivono in Italia. Nel 2006 questi “stranieri” sono ormai maggiorenni, vivono, studiano, lavorano, fra le mille difficoltà dovute al fatto di non possedere lo “status civitatis”, lo status di cittadino.
Alcuni figli dell’immigrazione hanno deciso di dare vita a G2 – Generazioni seconde. Ad alcuni di loro è stata già rifiutata la cittadinanza italiana per motivi di reddito ed altri, che vorrebbero richiederla, non lo fanno per paura di rischiare un diniego.
Noi G2 pensiamo che chi è nato o è arrivato minorenne in questo paese non debba dimostrare la propria appartenenza all’Italia, l’attuale normativa sulla cittadinanza limita l’integrazione di tutti i cittadini nella società italiana, limita i diritti civili e politici di una parte consistente dei cittadini di questo paese. Noi G2 pensiamo che la cittadinanza italiana per nati e cresciuti in Italia non debba essere una lotteria, una questione di fortuna oppure legata discrezionalmente al censo. Oggi è in corso un confronto fra varie ipotesi di riforma della legge in materia di acquisto della cittadinanza.

Noi G2 siamo consapevoli di non poterci permettere di restare a guardare e lasciare che qualcun altro decida per noi e senza di noi. Noi G2 proponiamo che l’attuale dibattito sulle norme in materia di acquisto della cittadinanza italiana tenga conto di questi principi:

  • Devono essere dichiarati cittadini italiani alla nascita coloro che nascono in Italia da genitori stranieri; senza richiedere il requisito del reddito dei genitori e devono diventarlo automaticamente, senza necessità di richiesta da parte dei genitori
  • Possono diventare cittadini italiani tutti coloro che sono venuti da minorenni in Italia e che vi abbiano risieduto almeno 3 anni prima del compimento della maggiore età; non deve più essere richiesto alcun requisito di reddito;
  • In tutti casi la legge deve contenere dei criteri espliciti e certi per l’acquisto della cittadinanza italiana da parte di un cittadino straniero e in particolare nel caso dei figli di immigrati; va tolto il potere discrezionale di concessione della cittadinanza da parte della pubblica amministrazione;
  • Un percorso agevolato di accesso alla cittadinanza, in caso di riforma della legge, dovrebbe anche prevedere i nati e cresciuti in Italia ormai maggiorenni. Una specie di “sanatoria” per quei ragazzi e ragazze che non sono potuti rientare nella legge n. 91 del 1992 e che sarebbero esclusi da un percorso agevolato della nuova legge. Tutti costoro non sono colpevoli che la legge sia cambiata dopo tanti anni e intanto loro sono diventati grandi ma non meno “degni” di cittadinanza.

Noi G2 pensiamo che soprattutto per chi nasce o viene portato da minorenne in questo paese la concessione dello “status civitatis” sia il presupposto affinché non vi siano “ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” Articolo 3 della Costituzione italiana.