le semplici storie dei ritorni alle non-patrie è abbastanza scontato, a meno che non riusciate a creare una impostazione molto originale delle storie...e sono sicuro che potete riuscirci.
Sarebbe altresì (credo) assai più interessante ed istruttivo parlare dei non-viaggi, in quanto uno dei tanti aspetti delle non-possibilità delle seconde generazioni di non-cittadini italiani; oppure parlare di entrambe le cose, di tutti gli aspetti della questione, dell'aspetto evidente e di quello meno noto.
La libertà di movimento, quanti secoli ci sono voluti per conquistarla all'interno degli stati? E che straordinaria innovazione ha introdotto facendo cadere le barriere tra gli Stati Europei, da poco usciti dai conflitti più sanguinosi della storia umana?
La libertà di movimento, è un diritto che viene prima di tutto il resto, un diritto puramente umano; se questo diritto viene ristretto, è come essere in una gabbia (per non dire prigione), per quanto grande essa sia, una gabbia grande quanto uno stato.
Ed è peggio che abitare in un paese dei terzi mondi, dove spesso non hai neanche i mezzi materiali per poterti permettere un tale diritto umano, o i mezzi culturali per poterlo valorizzare; è peggio perchè qui noi non-cittadini abbiamo sia i mezzi materiali che culturali - e quest'ultimi più marcatamente - per aspirare a far valere i nostri diritti; paradossalmente però, nell'epoca in cui non conta più il censo, non conta essere uomini o donne, non conta essere di questa o quella religione, e non dovrebbe contare avere questa o quella pelle, in QUESTA epoca esiste quello che sul mio blog ho chiamato come marchio "DOGS" (Denominazione di Origine Geografica Sospetta), con il quale vogliono convincere miliardi di persone su questo pianeta che i diritti umani (e quindi anche il diritto ai diritti umani) sono una risorsa non rinnovabile ed il fato ha voluto che pochi paesi detenessero le preziose riserve (in via di esaurimento) di queste preziose ed inflazionate risorse.
ps: ma cosa ho detto?