L@ chiameremo… Nomi da 3G

Più che pensare se sarà femmina o maschio uno dei principali dilemmi quando un figlio o figlia di immigrati deve diventare  a propria volta mamma o papà è la scelta del nome per il neonato. Quale significato attribuire a questo grande evento? Far valere le origini di un altro continente, dei propri genitori che vengono da lontano o del Paese, l’Italia, dove si è cresciuti? La mia bimba o bimbo deve sentirsi speciale, con un nome non comune e che richiami un mondo e altre radici, anche se di un continente altro che vedrà chissa quando, dove ci sono zii, cugini, bisnonni che ne reclamano e richiamano un pezzetto? Oppure il nome deve essere tutto il luogo del Paese dove i suoi genitori sono cresciuti, la città italiana dove sono diventati grandi e dove hanno deciso di far nascere, con un gran gesto di fiducia nonostante le avversità, un discendente dell’immigrazione (e siamo alla terza generazione 🙂 )?

Per la mia briciola, cinque mesi alla fine di marzo e la prima nata a Roma, ho scelto (e il padre era d’accordo, anche se valeva più il mio di parere visto che porterà già, per legge italiana, solo il cognome del padre) un nome comune nel mio Paese di orgine ma che risultasse non impossibile in Italia: Isabel. E come secondo nome: Rebelde, sempre nella lingua di origine della sua mamma e per ricordare che per ottenere giustizia bisogna saper combattere ed essere determinati. Senza seguire la facile corrente. Un po’ come una seconda generazione che in molti ricordiamo e membro della Rete G2 e che non è più in questo mondo.

Insomma, insieme suonano bene e risulteranno facili da memorizzare in America Latina dove vivono i cugini di Isabelita Rebelde.

E voi altri, giduin@… che nome dareste ai vostri piccirill@? E in base a quale principio? O avete molti dubbi a riguardo?