Postiamo l'intervento di una seconda generazione di AssoCina, sito gemellato a quello della Rete G2:
Prato: Decine di stranieri senza possibilita' di studiare
Giovedi, 25 di Gennaio del 2007 (20:26:02) di Idra
Non tutti hanno il diritto allo studio, non tutti anche volendo possono iscriversi alla scuola - cosiddetta - dell'obbligo, per lo meno Chen non lo ha potuto fare.
La storia è simile a tante altre storie da immigrati, quella di una vita involontariamente "nomade", alla ricerca del luogo dove riuscire a conquistare il benessere per la propria famiglia.
Così, i genitori di Chen, nella prima settimana del Settembre del 2006, si sono trasferiti dalla Sicilia a Prato.
Dell'isola hanno un ottimo ricordo, l'ospitalità dei suoi abitanti e la bellezza dei paesaggi non passano inosservato, ma purtroppo l'attività familiare non era andato bene e hanno dovuto trasferirsi. Capita a molti immigrati di essere costretti a decidere senza possibilità di scegliere l'esito della propria vita.
Trovando lavoro a Prato cercarono di iscrivere immediatamente i loro due figli alle scuole, uno all'elementare e uno alle medie.
Niente da fare, le scuole sono piene, i bimbi non possono studiare.
A Prato è così da diversi anni, molti immigrati, per un motivo o un'altro si iscrivono nelle scuole a Settembre, e anno dopo anno, decine - fino anche a un centinaio - di figli di immigrati non trovano posto nelle aule.
La domanda che allora mi sorge è: se è un problema che Prato si porta dietro da svariati anni, peraltro senza nessuno che abbia dato alla questione il giusto risalto, perchè non si riesce a risolverlo?
Dicono che la legge vuole che il numero massimo degli studenti non debba superare 28 per classe e che l'assunzione di insegnati deve avvenire prima del 31 Agosto di ogni anno, fatto sta che Chen non si è potuto iscrivere e frequentare le medie fino a Novembre.
Grazie alla volontà dei suoi genitori, che sacrificherebbero tutto per il futuro dei bimbi, oggi sta studiando in una scuola privata che però pesa molto all'economia della famiglia.
Chen è sempre stata una brava studente e, speriamo senza ulteriori problemi, probabilmente frequenterà la prima superiore nel prossimo anno scolastico per se stesso e per non rendere invano i sacrifici dei propri genitori.
Si vuole tanto una comunicazione fra le comunità, l'integrazione degli stranieri, ma poi si pongono queste barriere di malaorganizzazione direttamente al primo e principale luogo di incontro delle comunità: la scuola - cosiddetta - dell'obbligo.
Noi da parte nostra continueremo a segnalare il fatto e a parlarne con le istituzioni.
Ci ascolteranno? I ragazzi che vorranno iscriversi il prossimo anno verranno smentiti dall'efficienza del Comune o dovranno rinunciare allo studio nel silenzio dell'indifferenza?
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L'articolo originale lo trovate qui:
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