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da pensieri dell'uno, a ragionamenti dell'altro
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Autore:  kibra [ 10 lug 2010, 20:11 ]
Oggetto del messaggio:  da pensieri dell'uno, a ragionamenti dell'altro

Da i pensieri della carissima Neva, sono venuti fuori questi miei ragionamenti.

Kibra e le orme dei padri (in Europa)
Scritto da: Alessandra Coppola alle 00:30
Tags: nuovi europei, seconda generazione

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di KIBRA SEBHAT*

"Nonostante io sia italiana, non solo perchè mi sento italiana, ma perchè lo sono di fatto; nonostante sia già a casa mia qui a Roma, con importanti riconoscimenti al mio lavoro in Italia, sono costretta a trasferirmi come hanno fatto i miei genitori diventando da seconda generazione, con un percorso identitario ormai consolidato, prima gnerazione come loro, con le gioe e i dolori del caso. E questa cosa non mi piace." Queste più o meno le parole confidate mesi fa da una cara amica, ricercatrice italiana di origini croate, ora in Spagna. Di ritorno e in partenza per l'Europa, le sue parole mi sono risuonate ancora pià chiare e rappresentative della prima volta. Perchè se è vero che viviamo le stesse sfide - che ci pone questo particolare momento storico - dei nostri coetanei italiani, e intendo dire la necessità di spostarsi nel continente purtroppo non solo per formarsi, ma per trovare la realizzazione personale, se non un più sicuro equilibrio economico; ebbene ci distingue comunque l'approccio a quello "spostamento". Una prima scuola di seconde generazioni che ha sempre pensato a se stessa come di passaggio in un'Italia poco affettuosa, non vede l'ora di ripercorree le orme dei genitori, quasi come se la sfida del trasferimento, dell'ambientazione e dell'interiorizzazione di una nuova realtà fosse un rito di iniziazione da superare. La seconda scuola invece ha la certezza di trovarsi già a casa e vive il distacco con l'Italia malvolentieri, come tutte le persone che sono costrette a lasciare il proprio mondo per necessità e non per volontà. Non sempre queste seconde generazioni hanno raggiunto il massimo della loro consapevolezza su se stesse come italiani di origine straniera, tuttavia self-consciousness o no, rappresentano l'altra metà della medaglia. E non è detto che si faccia parte di una scuola per tutta la vita, personalmente facevo parte della prima scuola fino a qualche anno fa, quando ho scoperto, o per meglio dire ho guardato in faccia, il legame fortissimo che avevo con la città di Milano. Detto questo vi lascio con un quesito: se è vero che siamo ancora nuovi italiani, a un'Europa dove la globalizzazione va a braccetto con il regionalismo, cercando di lasciare alle spalle il nazionalismo, e che soprattutto quando ci guarda ci vede europei, e basta, le seconde generazioni cosa rispondono? E gli italiani tutti?

*esponente milanese della Rete G2 - Seconde generazioni, nella foto è lei al MyDay2010

Autore:  maganò [ 09 nov 2010, 14:05 ]
Oggetto del messaggio:  Re: da pensieri dell'uno, a ragionamenti dell'altro

Cara Kibra,

finalmente ho un po' di tempo per rispondere. Anch'io facevo parte della prima scuola quando ero più piccola (18-24 anni) finché forse come dici tu non ho guardato in faccia il mio legame con Roma e con Italia e soprattutto finché non mi sono resa conto che il mio andare via metteva a rischio ancora più degli altri la possibilità di non tornare (magari perché non ci è permesso tornare) in quella che io considero casa mia. E poi forse mi rendo conto più dei miei amici cervelli in fuga che andar via può diventare facilmente "per sempre" come lo è stato per i miei genitori.
Io mi ci sentirei anche l'europea, ma non è vero che l'Europa ci vede come tali (almeno dal punto di vista burocratico). Finché a casa nostra non siamo riconosciuti come italiani, avremo sempre bisogno di un visto, del permesso di soggiorno di un altro paese europeo, per affittare casa, avere un contratto di lavoro, spostarci liberamente in Europa come i nostri coetanei europei.

Autore:  Cino [ 09 nov 2010, 23:45 ]
Oggetto del messaggio:  Re: da pensieri dell'uno, a ragionamenti dell'altro

Neva,

ti dico che capisco appieno quello che dici e provi, seriamente. Questo è quello che io mi ero preparato a fare quando ho lasciato l'italia due anni fa, poi il destino ha voluto farmi un regalo, un GRANDE regalo, di cui sono grato e di cui mi vergogno un pò tuttora quando vedo voi G2. Spero solo che la tua famiglia riesca ad allevviare il dolore di questa ferita piano piano. Un abbraccio

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