Si, sono anni che partecipo attivamente, anche se ho avuto attimi di sconforto. Come alcuni di voi sanno, ora ho un assegno di ricerca, dunque ora sento maggiormente il problema degli tagli, il blocco del turn-over, l'entrata delle fondazioni nell'università, la irregolarità dei concorsi. E come figlia di immigrati sento molto anche il problema della separazione delle classi per i giovani non italiani. Grazie a questa onda che non si ferma e grazie alle mobilitazioni qualche debolissimo segnale positivo si vede (il nuovo concorso per i ricercatori), ma bisogna ancora aspettare i dettagli e bisogna ancora farci ascoltare su molti punti. Sono consapevole della fuga dei cervelli. Il problema nella ricerca soprattutto non è tanto che i cervelli vanno all'estero, ma il fatto che non tornano. Probabilmente, se il pds me l'avesse permesso il mio cervello sarebbe già fuggito. Ma avrei sofferto sapendo che non sarei potuta tornare, quindi aspetto ancora un po'. Una cosa di cui si sa poco è che il pds (e in certi casi la cittadinanza non italiana) limitano non solo la possibilità di partecipare a erasmus durante la laurea, ma anche di partecipare a periodi lunghi all'estero durante il dottorato o ad alcune borse di studio. Per esempio, il dottorato nel regolamento permette che la metta della sua durata sia trascorsa all'estero. Quindi si potrebbe trascorrere un anno e mezzo all'estero, ma il pds e anche la carta di soggiorno non permettono di stare all'estero piu di tre mesi all'anno. Il momento di maggior sconforto l'ho avuto, quando mi sono spinta per aprire il gruppo dell'ADI (associazione dei dottori e dottorandi italiani), che promuove il valore del dottorato, ma già dal nome dell'associazione era chiaro che non mi rappresentava. Comunque rimane la consapevolezza che è giusto battersi per i diritti (come il diritto allo studio, come la meritocrazia), nonostante questo paese non mi riconosce, e contro le leggi che reputo ingiuste. Per dire, contro l'apartheid non si sono battuti solo persone di colore. E rimane la speranza che un giorno qualcuno degli altri si batterà anche per i nostri diritti, quelli dei figli degli immigrati.
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