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MessaggioInviato: 18 mar 2011, 16:32 
G2 con doppia cittadinanza
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Dal Blog I NUOVI ITALIANI di Corrado Giustiniani

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Festa triste per 900 mila: restano fratellastri d'Italia
pubblicato il 18-03-2011 alle 11:23

Sarebbe stato bello che il centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia fosse arrivato con un annuncio: il Parlamento ha finalmente approvato la legge che rende di diritto italiani i bambini e i ragazzi che lo sono di fatto. Perché sono nati da noi, anche se da genitori stranieri, o perché sono arrivati piccolini e in Italia stanno studiando. Perché parlano italiano, perché hanno amici italiani, perché tifano per le squadre italiane e per la Nazionale, perché nella loro testa e nei loro sogni non ci sono altri paesi. Perché, in definitiva, l'Italia è la loro patria. Sarebbe stato bello, ma quel progetto di riforma della famigerata legge 91 del 1992 sulla cittadinanza, giace in un cassetto di qualche commissione parlamentare, e nessuno lo tira fuori.

Sono oltre 900 mila, ormai, i minori figli di immigrati, più di mezzo milione dei quali nati in Italia. Soltanto nel 2010, secondo dati ancora provvisori, le culle sono state 100 mila. Le seconde generazioni cercano di far arrivare la loro voce attraverso la Rete G2, animano un vivacissimo sito Internet e per celebrare il 17 marzo hanno organizzato una lettura pubblica dei Promessi Sposi, in piazza di Pietra a Roma, illuminata di bianco, rosso e verde. In 52 si sono alternati al microfono, per declamare i passi più significativi del romanzo italiano per antonomasia. Il matrimonio che non s'ha da fare, qui, è quello tra loro e lo Stato italiano, si direbbe.

Ci sono brani che si prestano a una straordinaria doppia lettura. Vale per ciascuno di loro quello che Lucia confessa: «Io non sono andata a cercare i guai, sono loro che sono venuti a cercare me». Così, l'ammonimento di padre Cristoforo, che precede il famoso “Addio monti sorgenti”, al capitolo 8: «Vedete bene che ora questo paese non è sicuro per voi. E' il vostro, ci siete nati, non avete fatto del male a nessuno, ma Dio vuol così». Non Dio ma un dio minore, in questo caso: lo sfaccendato parlamento della Repubblica italiana.

Come abbiamo ricordato tante volte, secondo la legge 91 (votata, ahinoi, all'unanimità dalle forze politiche nel 1992) un bimbo nato in Italia da genitori stranieri potrà richiedere la cittadinanza italiana solo al diciottesimo anno di età, e sempre che abbia trascorso ininterrottamente tutto questo periodo nel nostro paese. Un buco di un anno, perché ha dovuto seguire il padre trasferito per lavoro in Svizzera e tutto cade. Inoltre al 18° anno ha solo dodici mesi per fare domanda, altrimenti perde l'occasione e, a conti fatti, rischia di diventare un clandestino da espellere.

Le soluzioni per porre fine a questo obbrobrio sono diverse. Qualcuno propugna lo jus soli integrale. Sei nato in Italia, sei italiano. Soluzione che non mi convince: venne adottata in Irlanda, e molte donne extracomunitarie andavano a partorire in quel paese per avere figli europei. Molto meglio questa formulazione: un bimbo è italiano se nasce da genitori stranieri che hanno il permesso di soggiorno da almeno quattro o cinque anni (e sono dunque sufficientemente integrati nel nostro paese). Oppure diventa italiano quando i genitori, raggiungono materialmente gli anni di integrazione previsti.

Nel 2010 Gianfranco Fini ha proposto questa soluzione che rappresenta la base per un compromesso convincente. Nessuna cittadinanza alla nascita: il ragazzino diventa italiano quando frequenta un ciclo di studi nel nostro paese. Alla fine delle elementari, oppure delle scuole medie se in Italia non è nato, ma è vi è giunto piccolissimo. Non si comprendono bene le ragioni di chi si oppone anche a questa soluzione. Dobbiamo infatti integrare le seconde generazioni di immigrati, non farne un corpo separato, pericoloso per la nostra stessa sicurezza.


Fonte: http://www.ilmessaggero.it/home_blog.ph ... 0&idaut=11

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MessaggioInviato: 18 mar 2011, 16:36 
G2 con doppia cittadinanza
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I promessi nuovi italiani
18 Marzo 2011 di Elena Dini
Fonte: Città Nuova

A Roma la rilettura del romanzo manzoniano ad opera di attori e giovani immigrati porta alla ribalta i problemi degli stranieri residenti nel Belpaese ma non ancora cittadini

Vedere giovani di seconda generazione, alcuni dei quali ancora senza cittadinanza italiana, riunirsi ed organizzarsi per festeggiare l’Unità d’Italia ha molto da insegnare agli italiani da numerose generazioni. Questo è stato uno dei messaggi che sono stati trasmessi ieri al Tempio di Adriano a Roma dove la Rete G2-Seconde Generazioni e Save the Children, con la partecipazione di vari personaggi del mondo dello spettacolo e non solo, hanno intrattenuto un pubblico eterogeneo per più di tre ore con un reading del capolavoro di Alessandro Manzoni. Il titolo dell’evento Promessi Sposi …d’Italia. Questa cittadinanza s’ha da fare.

Fedelissimi al testo originale che è stato interpretato da giovani delle più varie origini e da grandi nomi come Remo Girone, Christiane Filangieri, Niccolò Fabi, Giuliano Amato e tanti altri, gli organizzatori hanno intervallato la lettura del romanzo con delle brevi interviste e brani di musica della storia italiana suonati dalla fisarmonica del maestro Marco Lo Russo.

Ad aprire l’evento il messaggio di Carlo Azeglio Ciampi che si è concluso con un augurio: «Cari ragazzi, “Promessi sposi d’Italia”: l’augurio più affettuoso di coronare felicemente e presto un’aspirazione che facciamo pienamente, convintamente nostra». L’aspirazione di cui parla l’ex presidente della Repubblica è quella dell’accesso alla cittadinanza che, in base alla normativa vigente, può essere acquisita solo dopo il 18° anno d’età e solo dimostrando la residenza regolare ininterrotta nel nostro Paese per chi nasce in Italia da genitori stranieri. Per i minori che arrivano in Italia dopo la nascita, la situazione si complica ulteriormente. Ad oggi sono più di 900 milai minori figli di immigrati e, di essi, circa 500 mila sono nati in Italia.

Queenia Pereira de Oliveira, di origini brasiliane e nigeriane, è arrivata in Italia all’età di quattro anni e, come spiega al microfono, dopo aver compiuto 18 anni «mi sono confrontata con la mancanza di cittadinanza perché, da quel momento in poi, il peso del permesso di soggiorno era sulle mie spalle e non avevo il tempo di riflettere su cosa volessi davvero fare. Le scelte si prendono in base alla scadenza del permesso di soggiorno». Della difficoltà dei giovani figli di immigrati prima della maggiore età ne parla Ashraf Saber, atleta italiano di origine nubiana che ha partecipato alle Olimpiadi di Atlanta: «un ragazzo immigrato non può entrare in nazionale prima dei 18 anni perdendo così tante opportunità di trovare lavoro. Nello sport il tempo è fondamentale».

Fra i vari ospiti intervenuti anche Eraldo Affinati, giornalista, scrittore e insegnante di italiano della Città dei Ragazzi a Roma: «I Promessi Sposi è un romanzo a carattere nazionale nel quale i ragazzi provenienti da qualsiasi parte del mondo possono riconoscersi. Quelli a cui insegno dicono addio alle loro case nella stessa maniera in cui fece Lucia. Il senso dell’esilio, così ben descritto da Manzoni, è ben presente anche nella loro vita». La serata di giovedì 17 marzo vuole essere un invito alla speranza per queste nuove generazioni che fieramente scelgono, prima delle istituzioni, di non sentirsi più in esilio ma di voler abbracciare una nuova patria, quella italiana. E la politica dovrebbe dare risposte adeguate


Fonte: http://www.cittanuova.it/contenuto.php? ... gomento=35

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