Forum della Rete G2 – Seconde Generazioni

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MessaggioInviato: 23 mar 2010, 15:28 
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Per i bambini immigrati i tempi per ottenere la cittadinanza devono essere brevi, l'Italia deve costruirsi su delle basi multietniche e ai giovani dovrà essere fornito un sostegno perché sono i "soggetti deboli della civiltà".

Gianfranco Fini ribadisce le sue idee "eterodosse" rispetto all'asse Pdl-Lega a Milano in occasione della presentazione del rapporto "Famiglia 2009". E torna, per esempio, sul tema della cittadinanza: "I bambini immigrati sono nei nostri asili, parlano non solo la nostra lingua ma i nostri dialetti, tifano per le stesse squadre di calcio dei nostri figli, ascoltano la stessa musica e vedono gli stessi film. Come si fa a non capire che ci vuole una cittadinanza celere per i bambini immigrati, per chi nasce qui o per chi arriva qui piccolissimo?". Per Fini aspettare fino ai 18 anni è un tempo troppo lungo e si rischia che "all'età di 10-12 anni i bambini si sentano dire 'tu sei diverso, non sei italiano' e cadano nelle mani della predicazione di qualche cattivo maestro. Bisogna evitare questo rischio".

Anzi. Quello che per il presidente della Camera bisogna fare è "ripensare il concetto di patria anche in una logica multietnica e multiculturale, in modo da includere nella nostra società anche coloro che amano la loro patria anche se l'Italia non è la terra dei loro padri". Nessuna differenza tra italiani e stranieri dunque. Gli immigrati "sono orgogliosamente italiani - ha concluso - e devono fare parte della comunità".

I giovani, sono giovani in tutto il mondo. E Fini rilancia suggerendo di mettere a punto un welfare delle opportunita per quelli entrati a pieno titolo nella categoria di strutturale debolezza nei confronti della societa. Una proposta, questa. Ma non solo. Per Fini "il welfare rappresenta il lascito culturale più importante delle politiche del secolo scorso: il senso dello Stato che non lascia indietro i più deboli attraverso gli interventi di spesa pubblica". Ma i tempi cambiano e anche la politica deve farlo. Le fasce deboli non sono più solo quelle degli operai, degli anziani o dei disabili. E infatti, "bisogna ricominciare a chiedersi quali siano i soggetti deboli e se tra questi ci siano o no i giovani".

Non solo gli anziani dunque. Anche perché, in Italia, la popolazione continua a invecchiare. In questo quadro, la presenza degli immigrati - spiega il presidente della Camera - è importante perché contribuisce a incrementare la natalità. "Senza di loro - ha detto - saremmo molto al di sotto dei più bassi tra i Paesi occidentali".


http://www.repubblica.it/politica/2010/ ... e-2842450/



Cita:
Si arrivi in fretta a concedere la cittadinanza ai bambini figli di immigrati. È questo l'auspicio del presidente della Camera Gianfranco Fini, che a Milano è intervenuto alla presentazione del rapporto sulla famiglia del Cisf. «Se non fosse per le coppie degli immigrati - ha affermato Fini - il tasso di natalità del nostro Paese sarebbe da allarme rosso. Per fortuna nel dibattito politico si sta avviando una discussione sul ruolo degli immigrati che spesso con il loro lavoro servono per pagare le pensioni ma non possiamo fermarci a metà del ragionamento». Ed è a questo proposito che il presidente della Camera ha sottolineato la necessità di un percorso sulla cittadinanza, una «questione di civiltà», secondo il numero uno di Montecitorio. «Si può discutere - ha spiegato - sui sette, i dieci o i dodici anni ma non lo si può fare per i bambini. Per loro, che sono già negli asili con i nostri figli, che parlano il dialetto, che fanno il tifo per la stessa squadra, è necessario pensare ad un percorso breve per la cittadinanza».

«PATRIA, LOGICA MULTIETNICA» - «Come si fa - ha aggiunto - a non capire che aspettare a dare la cittadinanza a questi ragazzi c'è il rischio che quando avranno dieci o dodici anni possano raccogliere le prediche di qualche cattivo maestro?». «Non possiamo - ha proseguito - negare a dei ragazzi che si sentono orgogliosamente italiani di avere la cittadinanza. Il concetto di patria oggi va pensato in una logica multiculturale e multietnica».

GIOVANI NON BAMBOCCIONI - A Milano il presidente della Camera ha parlato anche di giovani. Al welfare tradizionale, ha detto, «concepito come solidarietà verso i più deboli», serve affiancare un «welfare di opportunità» rivolto alle nuove categorie, come i giovani, diventate «deboli» con le trasformazioni della società italiana. «Oggi ci dobbiamo chiedere - ha aggiunto Fini - se i giovani sono da inserire nella categoria dei più deboli, insieme agli operai che hanno perso il lavoro e gli anziani», ha affermato Fini. «È vero - ha continuato - che si tratta di una categoria temporale», ma sta diventando sempre più una «categoria di strutturale debolezza nella società». Secondo la terza carica dello Stato, si tratta di «un tema che non possiamo eludere» che emerge dalle «analisi serie sulle condizioni che si trovano ad affrontare i nostri ragazzi», «al di là delle polemiche, fuori luogo, sui bamboccioni».

IL "SOMMERSO" - Commentando il dato secondo il quale il 16% delle famiglie italiane è nello stato di povertà e che un altro 16% è a rischio, Fini ha poi sottolineato come il dato non corrisponda probabilmente alla realtà. «Questi dati - ha spiegato il presidente della Camera - sono incontestabili ma io ho qualche dubbio che fotografino esattamente il Paese. I dati sono quelli di un'indagine ma c'è una qualità complessiva migliore perchè c'è una fetta di nero e di sommerso difficilmente stimabile». A questo proposito il presidente della Camera ha paragonato il dato sulla povertà delle famiglie a quello delle dichiarazioni dei redditi: «Non credo ci sia il 35% delle famiglie italiane nello stato di povertà. È un po' come quando leggiamo le dichiarazioni dei redditi per qualcuno vediamo che ha un reddito di un certo tipo ma tutti sappiamo che guadagna di più».

http://www.corriere.it/politica/10_marz ... aabe.shtml


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MessaggioInviato: 23 mar 2010, 17:27 
Extra terrona
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Direi che la Rete G2 dovrebbe essere orgogliosa del lavoro fin qui fatto. Al tempo della nascita di G2, nel 2005, nessuno parlava in maniera chiara, diretta e in forma autorganizzata (per poter contare davvero) di un percorso ad hoc per l'accesso alle ccittadinanza delle seconde generazioni, anche di chi qui era arrivato da piccolo. Tant'è che infatti nel 2005 si era all'anno zero, era come se le seconde generazioni, sempre più numerose, non esistessero. Con la determinazioni di muli e la costanza di chi non ha nulla da perdere ma deve cambiare le cose G2 ha tartassato politici, giornalisti, anche il mondo variegato dell'associazionismo e sindacale e i singoli interessati (e non) per portare alla loro attenzione un modo diverso di guardare alle nuove generazioni non passive e che non volevano stare a guardare mentre venivano rovinate dalle leggi antiquate.

La rete G2 più di un anno fa ha incontrato anche l'attuale presidente della Camera, dopo aver incontrato ministri e presidente della Repubblica, dimostrando che non ci si deve mai fermare e venir meno a quello per cui si combatte giorno per giorno. I frutti si stanno vedendo, se non ancora in una volontà reale di riforma della legge sulla cittadinanza da parte della maggioranza (in Parlamento), almeno (ed è importante) nell'affontare in forma rinnovata il tema dei figli dell'immigrazione e della loro sete di pari diritti. Non è ormai solo la Rete G2 a parlarne ma ora anche altre realtà che hanno continuamente spazio sui media a larga diffusione.

La strada è ancora lunga ma alcuni semi sono stati piantati e bisogna continuare a farli crescere forti senza delegare ad altri perché il non dipendere da partiti o altre forme già esistenti (e forse ormai incancrenite o un po' lente e sorde) che è stata la strada tracciata dalla Rete G2 ha permesso che arrivassimo a questo punto, l'inizio di una nuova fase della Storia d'Italia. E a questo punto bisogna andare avanti.

Rispetto agli articoli riportati dalla magano:
ho un po' di dubbi sull'uso di alcuni termini che come Rete G2 abbiamo condannato fin dall'inizio (ripetendolo sempre finché politici e giornalisti apriranno gli occhi). E' infatti del tutto errato parlare di "immigrati" nel caso dei figli di immigrati che non hanno mai compiuto migrazione volontaria. E' assurdo inoltre parlare di "nostri" asili riferendolo solo ad una parte. Gli asili o scuole d'altro grado che dir si voglia sono di chi ci vive e di chi le sostiene: ossia di partenza ed evidentemente anche di quelli che vengono visti come il "voi" del momento (dai genitori, questi sì immigrati) ai loro figli e chissà nipoti (le seconde e terze generazioni).

Meglio il secondo articolo riportato. sembra scritto da qualcuno che ha ascoltato con un minimo di attenzione ed ha riflettuto almeno un po' mentre buttava giù il pezzo.


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MessaggioInviato: 24 mar 2010, 13:03 
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l'avevo notato anch'io e mi ero posta la domanda di come effettivamente ci ha chiamato il presidente della Camera: bambini, figli di immigrati o bambini immigrati...


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