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MessaggioInviato: 30 nov 2009, 23:31 
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Musulmani 2G
Diritti e doveri di cittadinanza dei giovani musulmani di seconda generazione


Torino, 1° e 2 dicembre 2009

Presentazione del Convegno

di Janiki Cingoli – Direttore CIPMO

Il CIPMO aveva già affrontato, negli anni passati, questo tema, con l’importante Convegno Islam in Europa. Islam europeo, del 2005, e con il più recente seminario sulle Moschee in Europa. Diritto o problema. Si può affermare che questo è oramai divenuto un filone centrale e permanente della nostra iniziativa. Non è casuale che si sia scelto di organizzare questa iniziativa torinese (in collaborazione con l’Istituto Salvemini di Torino, l’Associazione dei Giovani Musulmani d’Italia e FIERI), nel momento in cui il CIPMO celebra i venti anni della sua attività.

L’Islam rappresenta oramai, dopo il Cristianesimo nelle sue diverse confessioni, la seconda religione in Europa e in Italia e non può quindi essere visto come un fenomeno “altro”, esterno, da contenere o da contrastare. Dell’Europa esso è parte, è elemento costitutivo, insieme alle più antiche radici cristiane, ebraiche ed anche laiche, la sua presenza influenza profondamente le dinamiche complessive dello sviluppo civile e sociale del continente.

Il focus prescelto, quello dei giovani musulmani di seconda generazione, centra forse il nodo essenziale, quello più legato al futuro della nostra società, di cui i giovani, e anche questi giovani, saranno protagonisti: da un lato, infatti, essi vivono tutte le problematiche legate agli immigrati di seconda generazione, e ne sono parte. Dall’altra, hanno lo specifico problema di conservare la loro identità religiosa e culturale, le proprie radici, senza naturalmente che in questo approccio possa esservi nulla di costrittivo o ereditariamente scontato.

Tutta questa tematica, il convegno intende affrontarla sotto tre angoli visuali: la vita quotidiana, gli aspetti giuridici, il confronto tra le diverse esperienze europee. La concessione dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (che è tra i soci fondatori del CIPMO), l’altissimo livello degli esperti chiamati a partecipare alle diverse fasi dell’iniziativa, testimoniano l’importanza di questo avvenimento, che attiene ad una tematica anche in questi giorni al centro della discussione politica e sociale del nostro paese.

Un altro elemento peculiare è la presenza dei giovani musulmani come soggetto e non come oggetto del convegno: la Associazione dei Giovani Musulmani d’Italia ha accettato di promuovere con noi il Convegno, selezionando numerosi relatori. Ci è parsa la associazione giovanile senza dubbio più rappresentativa e unitaria, senza naturalmente voler dare a ciò alcun carattere di esclusività, e scegliendo comunque di invitare a partecipare ai lavori le altre organizzazioni musulmane italiane, giovanili e non.



Il binomio Islam in Europa-Islam europeo mette l’accento specificamente sul possibile divenire della realtà islamica del nostro continente, se cioè l’ambiente europeo possa avere influenza sullo stesso percorso identitario di questo Islam, producendo fermenti di adattamento, maturazione, trasformazione, arricchimento, possibile contaminazione di culture e civiltà.

I processi di osmosi culturale e ideale, cui i giovani sono particolarmente sensibili, non sono mai a senso unico. Come la civiltà europea viene influenzata intimamente dalla presenza così estesa di cittadini e di residenti di fede musulmana, così l’ambiente europeo, le sue tradizioni culturali e politiche, il pluralismo che caratterizza le sue società, esercitano un’influenza certo non secondaria sugli sviluppi del pensiero islamico, sia in Europa che nelle limitrofe aree culturali.

Le religioni, infatti, non sono corpi immobili e impermeabili al contesto in cui si sviluppano, e molti oggi cominciano a parlare di un Islam europeo, in qualche modo effetto della presenza di masse così estese di musulmani in Europa, e comunque portato e riflesso della tradizione e della cultura europee sul pensiero islamico.

Ma contestualmente questo nostro Islam è parte dell’Islam globale, e quindi il rapporto con esso è parte di una più complessiva interlocuzione di mondi, civiltà, religioni. L’Islam europeo può quindi essere ponte e interprete per favorire il dialogo tra Europa e Islam globale, come può essere veicolo e amplificatore del disagio di quelle minoranze islamiche, in particolare di quei giovani, che si sentono emarginati o che rifiutano l’integrazione. Un disagio che può arrivare fino all’atto terroristico, all’identificazione con il modello qaedista. Le bombe sulla metropolitana di Londra, la rivolta dei giovani delle banlieues parigine, ci dicono bene le possibili derive cui il nostro mondo, la società europea si trovano a fare fronte. Rispetto a tali rischi, va certo bandito ogni atteggiamento di tolleranza o di superficiale condiscendenza, garantendo il necessario rigore nel prevenire e se necessario reprimere degenerazioni sempre possibili.

Ma la sfida, il metro di misura essenziale, sono rappresentati in primo luogo dalla costruzione di una convivenza tra cittadini eguali, cui sia garantito il rispetto delle diverse identità, insieme alla prospettiva di una piena e, se necessario, accompagnata integrazione sociale, in particolare per quanto riguarda la sempre più larga componente di immigrazione recente; in secondo luogo, da un approccio che alle diverse fedi religiose (ed anche a coloro che religiosi non sono), alle diverse identità e culture assicuri una uguaglianza reale, ma insieme permetta la massima interazione, permeabilità e reciproca contaminazione, con un continuo scambio di valori, idee, spunti, stimoli. Bisogna evitare che queste identità divengano monadi chiuse e autoreferenziate, in un processo di compartimentazione rigida e di sostanziale segmentazione e tendenziale rottura della società e della struttura civile.

Per concludere, nell’organizzare questo Convegno siamo stati guidati da un approccio critico, non “buonista”; sappiamo che esistono diversi problemi complessi, che vanno affrontati con la necessaria chiarezza e senza superficiali indulgenze; dobbiamo appoggiarci ai valori della democrazia e al rispetto delle leggi, ma con la consapevolezza che ci misuriamo con problemi nostri, e che parliamo dei diritti di membri della nostra comunità (o che lo diventeranno presto), di giovani cittadini di pari dignità, italiani, come noi tutti.



Cita:
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica
Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sull’Immigrazione

Convegno nazionale
Musulmani 2G
diritti e doveri di cittadinanza dei giovani musulmani di seconda generazione


Perché un convegno sui musulmani di seconda generazione? Innanzitutto perché, nella nozione di “seconda generazione”, c’è un equivoco che va chiarito.

E’ diffusa infatti in buona parte della popolazione italiana l’attesa che i musulmani di seconda generazione facciano quello che i loro genitori non sono riusciti a fare: poiché, a differenza dei loro padri e delle loro madri, sono nati o almeno scolarizzati qui, parlano senza problemi l’italiano, sono familiari con gli stili di vita del paese, sono bene o male inseriti nel mondo del lavoro, da loro ci si aspetta un passo decisivo nel percorso di integrazione nella società italiana. E nell’immaginario collettivo di molti ciò significa dar finalmente vita alla figura (un po’ mitica) del cittadino italiano di religione musulmana, sul modello dei cittadini italiani di religione protestante, ebraica o ortodossa che già vivono nel nostro paese: un italiano dalla testa ai piedi, che per il modo di vestirsi, di mangiare, di comportarsi non si distingua dal resto della popolazione.

Concepita in questi termini, l’attesa rischia di andare delusa. Il tempo, i mezzi, le capacità che contraddistinguono i musulmani di seconda generazione, infatti, sono sempre più utilizzati per riflettere sul modo migliore per divenire italiani senza rinunciare al modo di vestirsi, di mangiare, di comportarsi ereditato dalla propria cultura e religione. Il velo islamico è l’esempio più chiaro: il più delle volte le giovani donne che scelgono di portarlo lo fanno non per tradizione (com’era spesso il caso delle loro madri) ma per scelta. E’ un modo di affermare che si può essere italiani senza adottare per questo tutti costumi e le usanze tradizionali nella società italiana.

Questa riflessione spiega perché si è scelto di dedicare il convegno ai musulmani di seconda generazione, anche se buona parte dei loro problemi non sono diversi da quelli degli immigrati di seconda generazione. Sottesa a questa scelta sta la convinzione che l’identità culturale e religiosa –nel nostro caso l’essere musulmano- abbia qualcosa di importante da offrire al processo di trasformazione della società italiana: costituisca cioè un punto di partenza, di riferimento e di aggregazione, che è destinato certamente ad evolvere nel contatto con le altre identità presenti nel nostro paese, ma non è condannato a scomparire. Per questo si è ritenuta essenziale la partecipazione diretta al convegno di una associazione di giovani musulmani: perché è tempo di passare dai convegni sui musulmani ai convegni con i musulmani e perché un’associazione che vuole prendere sul serio l’identità musulmana ha la responsabilità di indicare che cosa questa identità può offrire al progresso dell’intera società italiana. Con questa scelta –è opportuno porlo ben in chiaro fin dall’inizio- non si intende sostenere che l’identità culturale e religiosa sia l’unico punto di partenza che rende possibile questo dialogo né attribuirne il monopolio ad una associazione sopra le altre: si intende soltanto indicare una metodo di lavoro, nella speranza che esso si riveli utile e coinvolga altre componenti del mondo musulmano italiano.

I modi concreti in cui si può realizzare l’incontro e lo scambio tra i musulmani che vivono nel nostro paese e il resto della società italiana sono l’oggetto di questo convegno, che si svolge lungo due versanti. Il primo, più attento ai profili della vita quotidiana, manifesta la convinzione che questo dialogo e questo scambio interessi in primo luogo le dinamiche sociali e vada quindi studiato nei luoghi dove esso prende forma: la famiglia, la scuola, l’ambiente di lavoro e via dicendo. Il secondo versante, quello giuridico, esprime l’idea che il diritto non sia qualcosa né irrilevante né neutrale: anche se le leggi raramente risolvono (da sole) i problemi, esse possono accelerare o rallentare, facilitare o complicare il processo sociale di incontro, confronto e dialogo. Avere oppure non avere una legge sul burqa, sulla costruzione delle moschee, sulle istituzioni rappresentative musulmane non è la stessa cosa: il diritto, fornendo il quadro giuridico entro cui si svolgono molti processi sociali, ne influenza inevitabilmente lo sviluppo (e viceversa).

Cosa ci si aspetta da questo incontro? Una riflessione seria, realistica e concreta sui diritti e doveri di cittadinanza, intendendo quest’ultimo termine non soltanto nel suo significato giuridico ma soprattutto in quello politico e civile. Ci sono delle responsabilità a cui i “musulmani 2G” non possono sottrarsi: per esempio quella di contribuire alla nascita di una istituzione rappresentativa della comunità musulmana italiana capace di costituire un interlocutore credibile ed affidabile della pubblica amministrazione (oltre ovviamente ai doveri più generali e riferibili a tutti di riconoscere e rispettare l’ordinamento democratico italiano). Esistono dei diritti che vanno riconosciuti ai musulmani –vecchi e giovani, qui non importa- senza esitazioni, come quello di avere luoghi di culto in cui essi possano riunirsi per pregare e svolgere le loro cerimonie religiose. Questi diritti e doveri non sono mai separabili in due cataloghi nettamente distinti né è possibile parlare di quelli che fanno capo ai musulmani senza immediatamente riferirsi a quelli che riguardano i non musulmani: essere cittadini significa, anche in una società al plurale come la nostra, assumersi la responsabilità di tradurre interessi e progetti di vita particolari in termini che possano arricchire l’intera comunità sociale.


Locandina: http://www.giovanimusulmani.it/download ... ani_2G.pdf

http://www.giovanimusulmani.it/home/


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