Forum della Rete G2 – Seconde Generazioni

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 Oggetto del messaggio: 15 marzo iniziativa G2 a Roma
MessaggioInviato: 07 mar 2007, 16:14 
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Il 15 marzo si terrà una tavola rotonda dal titolo "Seconde
generazioni, nuovi immigrati e cittadinanza". L'appuntamento è a Roma, ore 15, nella sala Pietro da Cortona presso i Musei Capitolini.
L'evento è organizzato dalla Fondazione Basso - Sezione Internazionale
in collaborazione con la Rete G2 delle Seconde Generazioni e con il
patrocinio dell'Assessor to alla Cultura della Provincia di Roma e
dell'Assessorato alle Politiche Giovanili, Rapporti con l'Università e Sicurezza del Comune di Roma.
Vista la Campagna della rete G2 per la riforma della legge sulla cittadinanza e in vista della discussione parlamentare della riforma di tale legge (l. 91 del 1992) diventa importante un incontro sul tema anche nella città di Roma, a partire dal punto di vista delle seconde generazioni organizzate.

Info:
- g2@secondegenerazioni.it (per la Campagna della Rete G2 di riforma della legge sulla cittadinanza)
- info@internazionaleleliobasso.it (per l'evento del 15 marzo 2007 a Roma)


Ultima modifica di G2 il 04 apr 2007, 12:38, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 09 mar 2007, 12:12 
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Indirizzo sito web Fondazione Basso - Sezione Internazionale:

http://www.internazionaleleliobasso.it/


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MessaggioInviato: 16 mar 2007, 14:15 
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postiamo una lettera indirizzata alla mail di G2 riguardo l'iniziativa del 15 marzo.

Cita:
Buongiorno
Ho assistito ieri alla Vostra interessante discussione sulle seconde generazioni
Io mene interesso in quanto psichiatra che lavora clinicamente nel campo delle migrazioni (quindi io non vedo solo libri, ma seguo tanti ragazzi in difficoltà). Io vedo, in italia e all'estero, parecchi giovani in difficoltà nella transizione culturale ed identitaria
Magari si può parlare di quello che avete detto nella Sala Pietro da Cortona, in cui secondo me si evidenziava come i politici non avessero afferrato gran che della problematica dei ragazzi come voi, mentre voi sembravate appunto, parlare con la vostra pelle e con i vostri vissuti quotidiani, in modo palese e chiaro. Ma i politici notoriamente poco incontrano il pubblico tranne nelle conferenze. Hanno detto parecchie cose note, scontate e anche sbagliate e comunque arretrate rispetto al fluire rapido dei tempi postmoderni.
Sono contento e apprezzo quello che fate, comunque mi sembra giusto dirvi, sempre dalla mia esperienza di etnopsichiatra, che il vostro lavoro dovrebbe nominalmente avere lo scopo di far scomparire G2. Il rischio e che vi ghettiziate da soli e guardate che i ghetti una volta creati vi si appiccicano addosso. Quindi va bene G2 per raggiungere visibilità e garanzie ma poi, appena si renda noto ai italiani, che i futuri Italiani già siete voi, voi siate capaci di inabissarvi o vi identificheranno come i figli dell'alienità per sempre, nelle generazioni.
Il sistema monoidentitario è una chimera, non è mai esistito, non è un prodotto ma un artefatto culturale e la cultura, come sempre, nasce e cresce partendo dai bordi, arrivando in modo apparentemente trasgressivo come siete arrivati voi, ma è comunque, inequivocabilmente il settore energetico più forte, quello che è inarrestabile. In due generazioni voi ingloberete tutto il resto.

Ancora complimenti


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MessaggioInviato: 16 mar 2007, 17:23 
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Iscritto il: 06 lug 2006, 16:57
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Località: ROMA
Non ha tutti i torti per quanto riguarda il futuro, ma si tratta di un futuro direi molto anteriore. Credo che il percorso sia talmente lungo che prima che la società italiana comprenda bene chi siamo e cosa vogliamo (capiscono forse meglio cosa vogliamo rispetto a ciò che siamo) che alla fine questo problema del nome si esaurirà da se...o comunque è il minore dei mali.
Di certo chi non ama le categorie e le ghettizzazioni, come molti frequentatori della rete e del blog, non andrà ad avvalorarne altre, questo è poco ma sicuro.

Purtroppo per rendersi visibili e farci intendere/ascoltare a volte bisogna anche utilizzare "nomi diciamo familiari" , che sono per lo più funzionali e che non esauriscono di certo tutta la complessità e varieta che ognuno di noi ha e manifesta.

_________________
Luci
nè italo/straniera nè italo/estranea


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MessaggioInviato: 19 mar 2007, 13:22 
Extra terrona
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Località: roma
in realtà io più che essere affezionata a una bandiera o a chissà quante altre cose delle mie origini sono affezionata alla mia storia. che viene fuori attraverso il definirmi una g2.
è che ci tengo che si sappia di chi siamo figli/e fino in fondo e cosa vuol dire questo, con il carico di sofferenza, difficoltà ma anche grande sfida che vuol dire tutto ciò e che non può (o forse io non voglio) che venga liquidato con un generico "dopotutto siamo tutti italiani".
sarà strano o assurdo ma per me sono come delle medaglie al valore che tutti noi portiamo appuntate sul petto.

oggi ci pensavo meglio: è come quando tu sentivi dire, orgogliosamente, a un medico, grande ballerino o altro: "sì, porca miseria, io sono figlio di operai".

sarà strano ma questo si sentiva dire soprattutto molto in passato, ma più che come spiegazione tipica di chi vuole dire che si è fatto da solo, come invece un inchino verso i propri genitori, come una spinta di orgoglio e fierezza per la propria storia di famiglia che non si vuoel dimenticare e fa parte del tuo presente e futuro. con una dimensione anche che si modifica, come si evolvono gli affetti.


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 Oggetto del messaggio: da redattore sociale su G2
MessaggioInviato: 19 mar 2007, 16:57 
Extra terrona
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Iscritto il: 03 lug 2006, 13:44
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Località: roma
Da Redattore sociale:

IMMIGRAZIONE 16/03/2007
Seconda generazione: il meticciato culturale arriva in Italia
Cinesi, libici, filippini che parlano con influssi dialettali romani, milanesi o bolognesi e scrivono in italiano e nella loro lingua madre. Lo scambio tra culture e generazioni ''il vero motore del futuro''

ROMA - Parlano italiano con divertenti influssi dialettali. C'è il ragazzo cinese che parla con un accento alla Totti, essendo nato e cresciuto a Roma, c"è il ragazzo libico che parla alla milanese, la ragazza filippina con accenti bolognesi. Poi ci sono le ragazze somale, le eritree, i ragazzi senegalesi, i rumeni e le albanesi. Sono i giovani figli di immigrati, nati in Italia, iscritti alle scuole italiane o alle università, gente che ormai parla e scrive in italiano e che anzi si lancia nell’avventura letteraria: ci sono giovani scrittori immigrati molto promettenti che scrivono sia nella loro lingua, sia in italiano. E’ il meticciato culturale che arriva - seppure in ritardo – anche da noi. Le esperienze di questi giovani immigrati sono state raccontate giovedì in Campidoglio durante un convegno organizzato dalla Fondazione Basso e dalla Rete G2, che sta appunto per generazione due, o meglio seconde generazioni.

Il magistrato Franco Ippolito, a nome della Fondazione Basso che fin dalle sue origini si occupa delle questioni delle migrazioni e degli scambi tra culture, ha spiegato l’importanza di iniziative come quelle della Rete G2. Lo scambio tra culture e generazioni sarà il vero motore del futuro e l’Italia, da questo punto di vista sconta ritardi dovuti a una serie di motivi che si intrecciano. Uno di questi motivi è legato alle politiche di chiusura che come si è visto in tutto il mondo non producono nulla e sono soprattutto inutili. E’ inutile il muro tra il Messico e il nord America, così come si è rivelato inutile il muro virtuale di Shenghen. L’altra fonte del ritardo è la memoria corta degli italiani, che si sono presto dimenticati di essere un popolo di "emigranti”, oltre che di poeti, scienziati ed eroi. Lo stesso concetto è stato espresso, durante il convegno in Campidoglio, sia da Enrico Pugliese, uno dei massimi esperti italiani di immigrazione/emigrazione, sia dallo storico dell’Africa, Alessandro Triulzi, che ha ricordato come la cultura colonialista abbia inciso negativamente perfino sulla storiografia africana. Abbiamo studiato infatti soprattutto le nazioni, mentre ora è evidente il tema della transnazionalità e della cittadinanza degli africani che sono emigrati. Perfino la migliore cultura della sinistra italiana, ha aggiunto Pugliese, non è riuscita a creare i nessi con la storia: si sono scoperti gli immigrati, dimenticando gli emigranti. In realtà, ha voluto dire con una battuta Pugliese, ci sono solo due categorie di persone che vogliono davvero bene agli immigrati: i demografi, che descrivono la realtà per quella che è, e i preti, che in questi anni hanno dimostrato di credere e praticare la cultura dell’accoglienza e dell’apertura al diverso.

E mentre per Pugliese il discorso sulla cittadinanza può essere limitato e limitante se non riesce ad includere anche la grande questione dei diritti sociali, per Mohamed Tailmoun, uno degli animatori della Rete G2, l’obiettivo della cittadinanza è fondamentale per i ragazzi delle seconde generazioni. C’è infatti la questione del riconoscimento dei diritti politici, ma la cittadinanza ha anche una ricaduta economica immediata. Molti di noi – ha spiegato per esempio Mahamed – finiti gli studi hanno bisogno di inserirsi nel mondo del lavoro, spesso anche in ambiti professionali difficili. Ed è lì che avere o non avere la cittadinanza diventa discriminante. Sia Enrico Pugliese, sia Franco Ippolito (che hanno collaborato alla stesura delle proposte di legge di modifica della Bossi-Fini), hanno detto che il legislatore dovrà recepire le proposte avanzate dalla Rete G2, in particolare quindi sul terreno dell’attribuzione della cittadinanza italiana.

Durante il convegno hanno parlato anche altri ragazzi e ragazze esponenti della Rete G2: si è parlato delle esperienze delle ragazze somale, di quelle eritree, della diaspora iraniana nel mondo. Sono stati letti dei brani di scrittrici di seconda generazione e proiettati due video curati dalla stessa Rete di ragazzi, con una grande freschezza comunicativa. L’importante, per noi, dicono i giovani della G2, è lavorare sulle proposte concrete, ma anche sull’immagine, sulla comunicazione, sulla cultura. E’ un fatto fondamentale, per avere uno scambio vero con la società italiana che non è ferma. L’Italia non è un’entità astratta. E’ una realtà viva , in continua trasformazione. E i giovani immigrati-italiani di seconda generazione fanno già parte della nuova Italia.

Fonte: Redattore sociale


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