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Autore Messaggio
MessaggioInviato: 10 feb 2009, 22:35 
G2 con doppia cittadinanza
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L'Azione Collettiva, G2 Seconde Generazioni e il contingentamento delle importazioni di zucchero

Qual'è il nesso tra gli argomenti del titolo?
Io un nesso riesco ad individuarlo, e voi?

Qualche giorno fa, durante un intervento in una scuola superiore di
Arezzo contestualmente al progetto ("Seconde generazioni. Figli di
immigrati ieri, cittadini oggi") cui sto lavorando come membro G2
Seconde Generazioni, un professore ci ha rivolto una domanda
volutamente provocatoria: "Perchè i ragazzi "italiani" (autoctoni,
indigeni) dovrebbero interessarsi dei problemi delle seconde
generazioni?".

Le risposte da dare a questa domanda possono essere infinite. Ad
esempio avremmo potuto replicare con controdomande altrettanto
provocatorie del tipo "Perchè l'uguaglianza è un principio sancito dai
più importanti documenti internazionali sui diritti umani?", "Perchè
la solidarietà è un valore riscontrabile ad ogni latitudine?", "Perchè
l'amicizia?", "Perchè la famiglia?", "Perchè lo Stato?", "Perchè gli
stati moderni hanno una Costituzione? Non è proprio per tutelare i
diritti di tutti, senza distinzioni alcune? Le Costituzioni non
servono proprio a tutelare indistintamente ma in particolare coloro
che hanno meno strumenti per autotulerasi?".

Un altro tipo di risposta l'ho trovato nel mio manuale di Economia e
Politica Internazionale; una risposta che vale per una Azione
Collettiva a scopo di politica economica, ma a parer mio può valere
per ogni tipo di pressione politica motivata da una causa non
individuale-corporativa-elitaria, come io ritengo che sia la battaglia
per i diritti intrapresa da gruppi come G2 Seconde Generazioni.

Pertanto vi invito alla lettura di questo paragrafo:

"In un libro ormai famoso, l'economista Mancur Olson ha argomentato
che l'attività politica di un gruppo è un bene pubblico: i benefici di
tale attività vanno a tutti i membri del gruppo, non solo agli
individui che svolgono effettivamente tale attività. Supponiamo che un
consumatore americano scriva una lettera al suo rappresentante al
Congresso chiedendo un dazio inferiore sul suo bene preferito, e che
questa lettera contribuisca a determinare il voto del rappresentante
al Congresso, cosicchè il minor dazio viene approvato. In questo caso
tutti i consumatori che acquistano quel bene ne beneficeranno, anche
se non hanno scritto alcuna lettera.
Il carattere di bene pubblico dell'attività politica significa che le
politiche economiche che infliggono grosse perdite totali, ma perdite
limitate sui singoli individui, possono non incontrare alcuna
opposizione. Prendiamo ancora una volta l'esempio del contingentamento
delle importazioni di zucchero. Questa politica impone alla famiglia
americana media un costo di circa 30 dollari all'anno. Dovrebbe forse
un consumatore fare pressioni sul suo rappresentante al Congresso per
rimuovere il contingentamento? Dal punto di vista del singolo
consumatore, certamente no. Poichè la singola lettera ha un effetto
solo marginale su quella particolare politica, il beneficio
individuale della lettera vale meno addirittura della carta su cui è
scritta, senza contare il francobollo (in realtà, non vale nemmeno la
pena informarsi circa l'esistenza di tale politica commerciale, a meno
che non si sia personalmente interessati a simili tematiche). Eppure,
se un milione di elettori dovesse scrivere una lettera chiedendo
l'abolizione del contingentamento, sarebbe certamente influente, e
porterebbe benefici a un alto numero di consumatori, benefici che
eccederebbero sicuramente il costo della lettera. Per dirla con le
parole di Olson, c'è un problema di azione collettiva: pur essendo
nell'interesse del gruppo nel suo insieme fare pressioni politiche per
ottenere politiche favorevoli, nessun individuo ha un interesse a
farlo.
Il problema dell'azione collettiva può essere superato nel migliore
dei modi quando il gruppo di riferimento è piccolo (cosicchè ogni
individuo ottiene una quota rilevante dei benefici di politiche
favorevoli) e/o ben organizzato (cosicchè i membri del gruppo si
possono mobilitare nell'interesse collettivo). La ragione per cui una
politica come quella relativa alle importazioni di zucchero può
esistere è che i produttori di zucchero costituiscono un gruppo
piccolo, ma ben organizzato, che è ben consapevole del valore del
sussidio implicto che riceve.
Al contrario, i consumatori di zucchero sono un gruppo numerosissimo
che non si identifica nemmeno in un gruppo di pressione. Il problema
dell'azione collettiva può dunque spiegare perchè politiche che non
solo producono più costi che benefici, ma che danneggiano molti più
elettori di quanti non ne avvantaggino, possano comunque essere
adottate."


Tratto da "Economia Internazionale - Teoria e politica del commercio
internazionale" di Paul R. Krugman - Maurice Obstfeld.

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MessaggioInviato: 11 feb 2009, 22:02 
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Località: Toscana
Il problema delle seconde generazioni, nate o cresciute in Italia, sta proprio nel fatto che sono privi dei diritti che concede la tanto voluta cittadinanza italiana.
L'economista in questione infatti cita il cittadino, inteso nel pieno delle sue funzioni, ovvero anche in quella che è la massima espressione; il voto.
Attraverso questo strumento, ignorato spesso da chi lo possiede, voluto da chi non lo ha, usato da chi ha capito i meccanismo, si può pensare ad azioni collettive.
È proprio li che dobbiamo arrivare, a poter decidere se ci vogliamo occupare di zucchero e smettere di essere solamente canna da zucchero.


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MessaggioInviato: 13 feb 2009, 01:37 
G2 con doppia cittadinanza
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Iscritto il: 28 giu 2007, 22:16
Messaggi: 1848
Località: provincia di Perugia
Cita:
...il voto.
Attraverso questo strumento, ignorato spesso da chi lo possiede, voluto da chi non lo ha, usato da chi ha capito i meccanismo, si può pensare ad azioni collettive.


io aggiungerei anche usato male da chi lo possiede, perchè non s'informa o non ha modo di informarsi, e quindi è disinformato.

Mi vengono in mente anche le parole di Martin Niemöller, che abbiamo sentito spesso negli ultimi tempi:

“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare.”


Ogni italiano dovrebbe leggersi queste righe prima di andare a dormire e la mattina appena alzato.
Ciò che distingue uno Stato da una corporazione è che il secondo si avvantaggia con l'esclusione, sull'autoconservazione, mentre il primo ha tutto da guadagnare da una inclusione, perchè permette a tutti di aiutare tutti e a tutti di ricevere aiuto da tutti. Lo Stato-Liberale è questo.
I paesi con la democrazia hanno guadagnato in civiltà, con la riduzione della conflittualità interna e il suo spostamento sul foro politico, con una più equa distribuzione del potere e della ricchezza (con i dovuti cheques and balances).
Ma per avere una democrazia dobbiamo avere il demos, il popolo, non solo una parte, ma tutto il popolo.

Se l'Italia vuole essere una vera democrazia, deve smettere di essere una - o un insieme di - corporazione/i (cui somiglia sempre di più).

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