Forum della Rete G2 – Seconde Generazioni

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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Ramadan
MessaggioInviato: 27 set 2008, 15:57 
Clandestino

Iscritto il: 02 giu 2008, 14:53
Messaggi: 32
Ciao ragazzi,
sono sempre io..oggi mi sono data alla pazza gioia..questo è il secondo mio intervento sul forum. Ma sono talmente incavolata..che non so se è meglio piangere o ridere.
Sapete che per noi musulmani è il mese del Ramadan.
E sapete che non si tratta solo del semplice digiuno, vero??
E'un qualcosa di più profondo, potrebbe essere paragonato al Natale.
Ma a quanto pare la gente che ho conoscito non è così intelligente da andare al di là delle apparenze e chiedermi quale sia il significato del Ramadan. Ok non lo faccio, ma questo non vuol dire che non sia comunque importante. Ho fatto gli auguri e ne ho ricevuti di altrettanti. Ma parlando con la gente questa Festa passa inosservata o passa come uno dei tanto modi(strani per alcuni) in cui vivono i musulmani. Perchè manca il rispetto sempre e per qualsiasi cosa?? Perchè la gente è così ottusa?? Voi che ne pensate? c'è qualcuno che lo fa e come lo vive?
Io credo che bisogna parlare perchè solo così si può rompere questa cultura dell'odio e dell'intolleranza. Questo non è il mondo in cui voglio vivere, non voglio vivere in un mondo in cui primeggiano le intolleranze, le ingiustizie, gli atti razzistici di qualsiasi genere, la paura del diverso, dell"Io" e del "Tu". Qui invece di andare avanti andiamo sempre indietro.
Scusate, ma mi dovevo sfogare un pochino.


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 Oggetto del messaggio: Re: Ramadan
MessaggioInviato: 27 set 2008, 17:58 
G2 con doppia cittadinanza

Iscritto il: 01 lug 2006, 21:34
Messaggi: 873
Località: Roma
L'islanda è la soluzione.
Non sto scherzando.

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Cinese fasullo


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 Oggetto del messaggio: Re: Ramadan
MessaggioInviato: 30 set 2008, 18:03 
G2 Integrato

Iscritto il: 27 mag 2008, 17:36
Messaggi: 544
Località: Roma
Non ascoltare Cino!!! L'islandese è una lingua difficilissima, almeno che tu non voglia vivere muta, non ti trasferire, resta qui!
Guarda il alto positivo: puoi discutere con gli ottusi, se è necesario puoi anche esagereare e mandarli a quel paese ( non è un bel consiglio :) ).
Non stancarti mai di parlare parlare e parlare, alzare la voce per far capire alle persone la tua cultura! Io sinceramente non sapevo e non so molto del ramandan anche se recentemente mi sono informata grazie a vari articoli di giornale. :wink:

_________________
L'indifferenza è la peggior malattia dell'UOMO.


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 Oggetto del messaggio: Re: Ramadan
MessaggioInviato: 01 ott 2008, 18:50 
Clandestino
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Iscritto il: 02 lug 2008, 13:11
Messaggi: 7
Località: Milan
Salam cara Zenab,
inutile dire che condivido appieno il tuo intervento.
Il sacro mese di Ramadan è appena finito e questi sono giorni di festa per tutti noi. In questo periodo, che io aspetto tutto l'anno con gioia, mi sono resa conto con molta amarezza che quella che ci circonda, in quanto musulmani, non è tanto la cultura d'odio e d'intolleranza, di cui parli e che è pur diffusamente presente, ma quella assai più preoccupante dell'indifferenza.
Non so quante volte mi è toccato ripetere, in questo mese, di essere in Ramadan e quanti sorrisi di circostanza ho dovuto dispensare per evitare di rispondere sgarbatamente a tutti quei "ah, poverina" accompagnati da sguardi commosi e di preoccupazione. Già, la maggior parte delle persone con cui ho a che fare, nonostante sia da anni che faccio per mia scelta (nel pieno delle mie facoltà mentali) e perciò felicemente Ramadan, si ostina a pensare che se decido di digiunare è perchè:
1- costretta da una tiranna religione
2- costretta da dei tiranni genitori
3- costretta da delle tiranne e bizzarre tradizioni folkloristiche arabe
Insomma non riescono proprio a concepire che per me possa essere un evento festoso e un importante momento di perfezionamento spirituale. Nonostante lo ripeta praticamente da sempre.
Tuttavia questo loro atteggiamento non si limita solo alla percezione della Ramadan (lo so, secondo alcuni sbaglio ma per me "Ramadan" è un termine femminile, in quanto sottintendo "la festa di Ramadan), ma può senza problemi essere esteso alla gran parte dei precetti della nostra fede.E' impossibile non arrabbiarsi e risentirsi in un clima simile, ma alla fine fa solo male. Credo sia importante imparare ad incassare i colpi con un sorriso e canalizzare le nostre energie verso obiettivi concreti e positivi. Secondo me la situazione può cambiare, piano piano e soprattutto grazie a noi!

Eid Mubarak di tutto cuore, sorella

_________________
"... più l’uomo è desto, più all’Amore è cieco; esser desti, in Amore, è peggio che assopirsi..." Qays wa Layla


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 Oggetto del messaggio: Re: Ramadan
MessaggioInviato: 01 ott 2008, 20:45 
Clandestino

Iscritto il: 09 set 2008, 22:47
Messaggi: 3
vi posto un piccolo articolo scritto da Randa Ghazy sulla rivista Mondo e Missione,anch'io sono ormai 10 anni che praticoil Ramadan, e diciamo che in questo articolo mi ci sono proprio ritrovata.Aid Mubarak a tutti.



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Ramadan all’ombra della Madunina
Digiunare in un Paese che non digiuna. Tra rinunce e nostalgie, la riscoperta del senso profondo della preghiera e del sacrificio in nome di Allah

Randa Ghazy


Una delle prime cose da chiarire riguardo il Ramadan è il suo significato più ampio. Almeno un migliaio, un milione di volte mi è stata posta la stessa domanda: «Ma perché non mangiate?». Che, poi, è l’aspetto più materiale e in qualche modo elementare di questo mese sacro, che quest’anno inizia il primo settembre.
Ramadan significa, certamente, astenersi dal mangiare, bere, fumare, avere rapporti sessuali… E questi sono indubbiamente gli aspetti più concreti che lo caratterizzano.
Ma l’origine stessa del Ramadan dovrebbe spiegare da sé quale sia lo spirito che lo caratterizza: questo mese, che è il nono del calendario lunare (su cui si basa l’anno islamico), è quello in cui è discesa la rivelazione sul profeta Maometto. E quindi l’idea di fondo è: prega, leggi il Corano, astieniti dai pensieri impuri e dalle cattiverie, non parlare male di nessuno e fai tanta beneficenza.
Insomma, una vita da monaco che comporta il fatto di lavorare di meno e di pregare di più, ma che, a livello pratico, implica anche di trascorrere le notti in modo festoso e vitale, facendo visita a parenti e amici.
L’importante è che ci sia il senso della collettività, di una comunità che condivide questo sacrificio.
Tutti sono utili e importanti: durante il Ramadan si trova lavoro persino allo stonato, che viene incaricato di girare per le strade di notte, cantando e urlando per svegliare la gente di quartiere in quartiere, in modo che mangi qualcosa per prepararsi alla lunga giornata di digiuno.
Le moschee imbandiscono banchetti per le strade per nutrire gli indigenti, le donne devono vestirsi sobriamente e truccarsi il meno possibile, per non indurre in pensieri impuri gli uomini… In diversi Paesi musulmani, il senso di solidarietà è tale che persino i cristiani evitano di cucinare cibi elaborati, per non diffondere troppi aromi intorno.
Ma… C’è un ma. Se, cioè, non vivi in un Paese musulmano, ma in uno dove quasi non ci si ricorda neppure di cosa sia il venerdì di magro, ecco, allora si è costretti a spiegare in continuazione, a tutte le persone che si incontrano, perché si sta digiunando e che non si può neppure bere, ma che non ci si sente male, perché dopo un po’ ci si fa l’abitudine, declinando l’invito di chi insiste: «Sei proprio sicuro? Non vuoi niente da bere? Sei a posto così?». E infine, occorre sopportare una serie di piccole privazioni che in un Paese come l’Italia diventano un handicap grave. Pensiamo al piacere del caffè. Svegliarsi la mattina, girovagare intontito annusando dappertutto l’aroma di caffè e brioche ad ogni bar, non potendo ricorrere a questa «botta di vita», è qualcosa di molto simile a una autentica sofferenza.
Arriva l’ora di pranzo, la gente ti mangia proprio in faccia, continuando a chiederti perché mai non puoi mangiare anche tu, mentre ti passano davanti pizze, panini, torte e così via…
Quando poi al tramonto puoi rompere il digiuno e l’unica cosa che desideri è una tavola imbandita con tutta la tua famiglia riunita chiassosamente a condividere questo momento speciale, hai un appuntamento di lavoro, di studio, una partita di calcio e chissà cos’altro che ti obbliga a protrarre il digiuno fino a tarda sera.

La notte, poi, ci si sente un po’ un vampiri: ci si sveglia mentre tutti intorno dormono e si mangia con la palpebra dormiente e la faccia che a momenti casca sul piatto. Sapendo che l’indomani ti aspetta una lunga giornata, in cui arriverai anche a dare testate al muro pur di resistere al bisogno dell’agognata tazzina di caffè.
Digiunare in un Paese che non digiuna con te significa triplicare lo sforzo normalmente richiesto: e questo, ti dici, non può che dare ancora più valore al tuo sacrificio. La disciplina, l’autocontrollo, la solidarietà verso chi non può mangiare tutto l’anno, verso i mendicanti e i derelitti, crescono esponenzialmente.
Dovrebbe essere una forma di consolazione. In realtà, talvolta, aggiunge un che di malinconico perché non puoi gustarti gli aspetti più ludici e spensierati di questo mese, come il fatto che la prima parte della giornata è vissuta come in uno stato di torpore (uffici e scuole osservano orari speciali). All’ora del fetar, la rottura del digiuno, le strade sono deserte e silenziose, mentre dopo si riempiono di luci, colori, odori, musica e chiasso folcloristico. I lungomare di città grandi e piccole sono inondati di venditori di pannocchie, zucchero filato, semi di girasole, palloncini colorati; vengono montate giostre dappertutto, i caffè, zeppi di uomini e ragazzi, invadono le strade di tavolini e narghilè, venditori di cassette pedalano diffondendo musica popolare dappertutto… Insomma, si sta svegli fin quasi al mattino.
Oltretutto il Ramadan è un periodo molto atteso dalle signore (ma in realtà anche dagli uomini), perché vengono trasmesse soap opera create ad hoc, che durano proprio trenta puntate, e soprattutto dai bambini, perché ricevono regali, dolciumi, e paghette alla fine del mese.
Insomma, sapere che digiunare qui è più dura basta a rattristarti, ma la consapevolezza che ti stai perdendo anche tutti gli altri aspetti è quasi una beffa.

Tuttavia, ti senti importante. Anche se perdi le pannocchie, la musica e tutto il resto, anche se ci si alza di notte con la sveglia, anche se rinunciare al caffè sfianca, puoi cogliere comunque l’atmosfera semplice e genuina del Ramadan, il senso della famiglia che ne è proprio, la cura e la solidarietà per il prossimo, l’amore per la vita, il sacrificio per Dio. Perché solo per lui ne vale la pena; che sia Casablanca, il Cairo o Milano, si può pregare dovunque perché, siamo soliti dire, Dio è dentro di te, e si può digiunare dovunque per lo stesso motivo.

23/07/2008 Agosto Settembre 2008 n.7
©Mondo e Missione


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 Oggetto del messaggio: Re: Ramadan
MessaggioInviato: 03 ott 2008, 15:50 
Clandestino

Iscritto il: 02 giu 2008, 14:53
Messaggi: 32
Aid Mabruck, anche se in ritardo!!!


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