Forum della Rete G2 – Seconde Generazioni

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Autore Messaggio
MessaggioInviato: 02 lug 2008, 00:28 
Pds in rinnovo

Iscritto il: 26 mar 2008, 19:52
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Località: cernusco sul naviglio
non sapevo che titolo mettere...

è una cosa alla quale sto pensando da parecchio, dopo che ad una cena al ristorante eritreo di qualche settimana fa, assieme a qualche ragazza di milano (ed alessandria) se non sbaglio, saltò fuori una cosa...

io sono nato in Perù, ma sono cresciuto qui in italia, ho lasciato il mio paese all'età di 5 anni circa.


il punto è questo.

io hoavuto difficoltà a legare con ragazzi sudamericani, nonostante lo sia pure io, per una differente "radice" di origine culturale, essendo io cresciuto in italia e molti di loro, da me conosciuti erano cresciuti in sud america.

è "normale" questo?

il motivo primario era che avevo un modo di paralre, di usare le parole differente dal loro, di vestirmi, ero "più sobrio"... avevo altri interessi..

molto è il frutto del mio essere cresciuto in un contesto differente da quello "di origine"?


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MessaggioInviato: 02 lug 2008, 12:43 
G2 Integrato

Iscritto il: 22 mag 2007, 12:34
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Località: Milano
ahiahiahi...jean le tue domande sono comprensibilissime per una seconda generazione,
anche per una nata e sempre vissuta in italia...
che dirti, risposte certe non so dartene, ve ne sono infinite.
probabilmente hai vissuto esperienze differenti da quelle di altri.
il tempo che hai dedicato "ad altro" è sicuramente il tempo che con il quale stai tendando di definire te stesso (giorno dopo giorno..)

se fossi in te non mi chiederei "perchè sono differente da loro" (quindi perche non lego con loro) ma cosa posso fare per dare un senso a quello che sto facendo per me, ad es. riguardo la costruzione di un rapporto diverso con i "giovani" e "meno giovani" di orgine sudamericana.


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MessaggioInviato: 02 lug 2008, 13:46 
Pds in rinnovo

Iscritto il: 26 mar 2008, 19:52
Messaggi: 164
Località: cernusco sul naviglio
da che parte iniziare...

quando ho iniziato a fare attività in bottega equo e solidale, un signore dell'acli ha iniziato a dire.. aah si.. i sudamericani sisi... bla bla bla... poi mi fa... "lo sai che molti sudamericani causano problemi, e non rispettano gli italiani... "

la mia risposta è stata"lo so... capita"..

lui " dovreste iniziare ad organizzarvi per cercare di evitare questi problemi, fare un gruppo di sudamericani che eviti di causare problemi e di mancare rispetto".

la mia risposta è stata al momento "è una delle cose più difficili che si possa chiedere.. "

ho subito pensato che le differenze possano essere causate dalgrado di sradicamento "subito" da un adolescente, problemi che qualsiasi altro ragazzo troverebbe nel tentare di adattarsi, a quelli aggiungici l'età degli ormoni, un sistema di riferimento totalmente differente, con "una cultura del".. differente, in cui certi comportamenti sono nuovi... mi sentivo "strano".. perche si parlava di "gente come me" ma che non era come me... non ci sono passato per poter dire "è cosi"...

è pensare a come "rapportarmi a loro"...

ho un po' di cugini, e di questi uno che si avvicina "al modello" di ragazzo "tipico" sudamericano di circa 18 anni appena arrivato.

con lui ho un rapporto tranquillo, ma lui stesso tendeva ad avere un certo tipo di atteggiamento che in qualche modo non mi permetteva di "seguirlo" per meglio capirlo..

non capisco che tipo di atteggiamento dovrei avere... e forse definirlo cosi non è nemmeno pienamente corretto.

cioè... devo fare da "balia" ?
devo presumere che non sappiano e che non sia tutto certo ciòche loro sanno? devo mettere in dubbio ciò che per loro è "giusto"? in che modo.. come..


un mix di rapporto... saper parlare ad un adolescente e soprattutto saper parlare a chi è appena arrivato.. i motivi di un "allontanamento.." i motivi di un possibile rifiuto...



ho tanta voglia di imparare.


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MessaggioInviato: 03 lug 2008, 12:15 
Clandestino

Iscritto il: 20 giu 2008, 09:53
Messaggi: 8
Località: Milano
Guarda,
io ho lavorato lo scorso anno per un paio di mesi presso un'associazione di volontariato messa in piedi da un signore di origine peruviana. Un uomo molto affettuoso e onesto, pieno di voglia di aiutare gli altri. Ma anche un pessimo organizzatore, confusionario...

Ci teneva ad aiutare i suoi connazionali immigrati da poco a trovare un equilibrio tra la loro cultura, della quale erano portatori, e la cultura di qui. Per esempio era ben cosciente delle abitudini poco ortodosse di lasciare rifiuti nei parchi dopo averli usati la domenica per il barbecue (!), e cercava di far passare un messaggio.

Io penso che ognuno porti con sé un proprio bagaglio, un modo di vedere le cose, affrontare la vita, rapportarsi agli altri. Questo bagaglio si costruisce nell'infanzia e nell'adolescenza, e poi continua a evolvere negli anni della maturità. Il luogo di socializzazione è perciò determinante.

Coloro che emigrano dopo l'adolescenza hanno già costruito un proprio modo di stare al mondo, che è molto influenzato dall'ambiente in cui sono cresciuti (al cui interno poi ognuno fa le proprie esperienze e trova propri percorsi di senso, non sto dicendo che tutti i peruviani sono uguali, tutti gli taliani, tutti i francesi ecc...é ovvio).

Tu forse non ti riconosci in quel modello (in quei modelli) perché in effetti non è il tuo. Così senza conoscerti, e scrivendo su un forum (abbi pietà dei pochi mezzi per costruirmi un'opinione :wink: ) direi che vivi tra due mondi, due macroculture: Perù-Italia. Ma tu hai una tua microcultura, la tua personalità, la tua visione del mondo che mixa elementi dell'una e dell'altra, e rielabora in base alle tue esperienze, i tuoi incontri.

Abbiamo tutti da imparare. Chi sono?

Lasciamo aperte tutte le strade...


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MessaggioInviato: 03 lug 2008, 12:41 
Pds in rinnovo

Iscritto il: 26 mar 2008, 19:52
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Località: cernusco sul naviglio
è.. particolarmente strano...


riuscire a darsi una " linea" dirisposta.

riuscire inqualche modo ad incanalare un"disagio" che prima credevo soggettivamente "mio".
dargli una spiegazione, e riuscire a segnare un "cammino" verso cui pensare per "capire".


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MessaggioInviato: 09 lug 2008, 00:20 
G2 Integrato

Iscritto il: 27 mag 2008, 17:36
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Località: Roma
Non so se quel " a me è capitato" significhi che appartiene ormai al passato o la situazione sussista tuttora.
Io potrei dire " io mi sono sentita e mi sento estranea comunque e sempre".Troppo italiana per essere cinese, troppo cinese per essere italiana. La sensazione di non riuscire mai a trivare me stessa in mezzo alla folla certe volte è insopportabile. Si viene giudicati da entrambe le culture costantemente, incessantemente. Quella originaria mi considera una traditrice, mentre quella di arrivo mi rigetta a seconda dei climi sociali.Alcune volte penso che noi siamo proprio fortunati, non riusciamo a omologarci nemmeno se c'impegnassimo al massimo.
Amo confrontarmi e discutere su varie questioni, ma nel momento in cui ricevo risposte tipo" la tua opinione non vale perché tu pensi come un'italiana o " ma sei troppa conservatrice, qui siamo in Italia", capisco con l'amarezza in bocca che il confronto è terminato. Mi liquidano sempre con queste frasi senza alcun senso. Lego difficilmente con tutti indistintamente, forse anche a causa del carattere.

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MessaggioInviato: 09 lug 2008, 08:34 
Pds in rinnovo

Iscritto il: 26 mar 2008, 19:52
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Località: cernusco sul naviglio
ne parlavo vagamente con una ragazza... mi diceva che... "noi" siamo stati i "precursori"... mi diceva che ora è "normale" vedere figli di immigrati integrati a scuola, e non marginalizzati, c'è da tenere inconsiderazione che in altre condizioni ciò non è stato.

io ero l'unico straniero "extraeuropeo" nella mia scuola elementare...


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MessaggioInviato: 09 lug 2008, 16:14 
G2 Integrato

Iscritto il: 27 mag 2008, 17:36
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Località: Roma
Secondo me l'integrazione in questo caso c'entra poco...
Io conosco ragazzi nati qui che non hanno niente delle loro origini eppure nell'immaginario comune sono sempre stranieri, sia qui che nel loro paese. Antesignani? Mah, forse lo saranno anche i ragazzi che cresceranno in futuro!

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MessaggioInviato: 09 lug 2008, 19:50 
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Iscritto il: 26 mar 2008, 19:52
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Località: cernusco sul naviglio
bah.. dico anche solo il fatto che le madri agli inizi degli anni 90 o fine degli anni 80 quando andavano al supermercato non sierano imbattuti ancora nella presenza "costante" del "diverso" nella loro vita. non si erano chiesti ancora perche fossero venuti, non si era no f tti i problemi del"se sono tutti criminali o no".

non avevano ancora maturato un "punto di vista" su questioni "nuove". ora ci sono persone diverse che iniziano magari ad essere madri, madri che hanno già maturato sensibilità e consapevolezza di ciò che le circonda, a differenza delle madri di 20 anni fa che si ritrovavano di fronte ad un fenomeno che le lasciava del tutto "ignoranti".

se all'inizio c'è diffidenza da parte della "sciura maria", ora ci sono altre"sciure maria" che vivono il fenomeno senza ladiffidenza di allora.

ok... evitiamo la parola "Antesignani"... ma forse un primo "rigurgito" di diffidenza differente da quella che ora si vive, l'hanno avuto.


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MessaggioInviato: 10 lug 2008, 01:39 
G2 Integrato

Iscritto il: 27 mag 2008, 17:36
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Mah..non saprei...
Secondo me prima c'erano meno differenze, o forse solo una mia illusione data dai libri di poco obiettivi nell'informazione. Certe volte vorrei sapere il perchè iper cui ciò che non è mai stato un problema diventa improvvisamente una questione centrale della vita. Perchè non si può vivere in modo sereno, infondo cosa non va in noi, io non lo capisco. Ogni giorno passo a domandar mi per quale motivo gli uomini si complichino così la vita!
Un rigurgito? e chi ci assicura che i nostri figli e figli dei nostri figli non verranno rigettati allo stesso modo?

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MessaggioInviato: 10 lug 2008, 15:22 
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Iscritto il: 26 mar 2008, 19:52
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Località: cernusco sul naviglio
allo stesso modo non di certo.. perche cambierà la forma, cambieranno le motivazioni, magari di minor intensità... si troveranno "nuove colpe", finche il tutto inizierà ad astrarsi verso il personale. ognigenerazione è come se ponesse delle domande alle quali il tempo da risposte, l'esperienza, ed il vincolo estremo morale di non poter per legge sbatterci fuori dai confini nazionali, perche ciò andrebbe contro alle stesse "leggi" che reggono il "loro" vissuto.

ciò che "diventa un problema" non è prima di quel tempo "qualcosa di normale", in estrema semplificazione è sempre qualcosa di non risolto.. di leggermente scomodo, qualcosa che non sta a suo posto, ma che si "tollera" perche non crea fastidio.

l'attenzione mediatica fa dimenticare altri problemi.. o forse l'impossibilità di risolvere i "reali" problemi nel breve periodo, porta l'attenzione al resto.. aciò che sta "sotto".. che fino a quel momento non ha dato fastidio.


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