Cittadinanza: a Firenze nove mesi di attesa solo per presentare l’istanza

La Prefettura del capoluogo toscano lamenta carenza di personale e un incremento delle domande: così per prendere un appuntamento bisogna aspettare almeno fino a giugno 2015. “L’attesa? E’ anche nell’interesse di chi presenta la richiesta” dice una dirigente. Il racconto a G2 Parlamenta di Maria Anna Abbondanza, legale di Pontedera (Pi)

Giugno 2015, nove mesi. Tanto, al momento, è l’attesa minima necessaria per presentare la domanda di concessione della cittadinanza italiana a Firenze, dove la situazione si conferma estremamente critica. Già alcuni mesi fa, infatti, un cittadino di origine indiana aveva denunciato, attraverso l’Aduc, gli incredibili tempi di attesa nella Prefettura del capoluogo toscano. Ora arriva una nuova conferma e riusciamo anche a capirne qualcosa in più, grazie al racconto della dottoressa Maria Anna Abbondanza, avvocata specializzata in tutela dei diritti fondamentali e socia Asgi, che delinea a G2 Parlamenta un quadro ben preciso della situazione: “Ho parlato con una dirigente della Prefettura, mi ha detto che c’è stato un forte incremento delle richieste e che le risorse umane sono poche. Dunque, in accordo con il Prefetto, hanno deciso di non prendere più appuntamenti fino a giugno 2015”, spiega l’avvocata. Parlando di nove mesi, in realtà, pecchiamo di ottimismo perché l’attesa rischia di essere molto più lunga: bisognerà, infatti, essere pronti e fortunati per riuscire ad avere “udienza” in Prefettura non appena verrà data nuovamente la possibilità di prendere un appuntamento. E non è tutto perché “la dirigente – racconta l’avv.ta Abbondanza – mi ha spiegato che i tempi di attesa sono dovuti soprattutto al meticoloso lavoro di esame delle istanze, che si compie anche nell’interesse di chi presenta la domanda di cittadinanza perché, laddove fosse inoltrata al Ministero dell’Interno incompleta in qualche sua parte, il Viminale potrebbe bocciare la richiesta”. Quindi, sostanzialmente, l’attesa di nove mesi, prima di provare ad ottenere un appuntamento, sarebbe anche nell’interesse di colui che richiede la cittadinanza, che invece, in questa vicenda, ha tutto da perdere: “I documenti, che vengono ottenuti dal proprio paese di origine con grande fatica di tempo e impiego di risorse economiche, durano sei mesi, dopodiché bisogna riprodurli nuovamente”, spiega l’avv.ta Abbondanza. E’ a questo punto, dunque, che la Prefettura “viene incontro” a chi presenta la domanda con una soluzione che lascia quanto meno perplessi: “La dirigente – rivela il legale – ha detto che, vista la situazione, ci sarà tolleranza verso chi ha presentato documenti che non sono scaduti da troppo tempo”. Questo rende tutto assolutamente soggettivo: di che tempi stiamo parlando, da cosa dipenderà questa “tolleranza”? La situazione è talmente incredibile che Maria Anna Abbondanza fatica anche a farsi credere dai suoi assistiti: “Devo andare su internet e far vedere loro la situazione, perché altrimenti sembra che siamo noi a non avere voglia di andare in Prefettura”. Potete, infatti, constatare anche voi quale sia la situazione sul sito della Prefettura di Firenze (http://www.prefettura.fi.it/appuntamenti/): da oggi fino a giugno 2015 è tutto un insieme di caselle rosse (appuntamenti non disponibili) e grigie (sportello chiuso). Di verde (che definirlo speranza in questo caso sarebbe quanto mai indicato), ovvero appuntamenti disponibili, neanche l’ombra. Perché poi è quella l’unica speranza: che qualcuno non solo abbia rinunciato, ma lo abbia anche comunicato per tempo alla Prefettura, in modo da liberare una casella magica. Un po’ come provare a prenotare una radiografia e trovare posto il giorno dopo, in un ospedale che si ritiene all’altezza o vicino casa: le possibilità rasentano lo zero. Cosa fare dunque? “Gli strumenti per opporsi sono dispendiosi – ammette la dottoressa Abbondanza – ci si può avvalere di un legale e valutare la strategia giudiziaria, ma si tratta di un costo difficilmente sopportabile per chi magari fa già molti sacrifici, soprattutto perché dovrebbe trattarsi di un diritto acquisito”.La tempistica della Prefettura di Firenze rappresenta dunque un caso, se non unico, comunque molto raro all’interno del panorama nazionale, tanto che la sezione locale dell’Asgi valuterà in tempi brevi quali azioni intraprendere per far fronte alla situazione. La scorsa settimana il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, intervenendo al question time alla Camera, sui ritardi nell’iter di concessione della cittadinanza, ha annunciato l’invio, a ottobre, di trenta persone destinate agli uffici centrali, proprio per velocizzare l’esame di questo tipo di istanze. Ci permettiamo di consigliare al titolare del Viminale di inviare personale anche a Firenze.

Isaac Tesfaye – G2 Parlamenta

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Ius soli, Renzi: “Va legato alla scuola e ce ne occuperemo dopo le riforme costituzionali”. Ma è davvero così?

Il premier, ospite di Fabio Fazio, torna a parlare di riforma della cittadinanza: “Potrebbe essere legata alla frequentazione di un ciclo scolastico”. Ma la Commissione è già al lavoro per le modiche alla 91/92

Roma – 29 settembre 2014 – Matteo Renzi torna a parlare di ius soli, ospite di Fabio Fazio. La riforma del della legge sulla cittadinanza viene inserita dal premier nel capitolo dei diritti civili di cui il Parlamento, dice Renzi, si occuperà una volta chiuso il capitolo delle riforme costituzionali: “Appena il Parlamento avrà finito la legge elettorale e la riforma costituzionale per me si apre la stagione dei diritti, cioè Civil partnership alla tedesca e ius soli”. In realtà, la Commissione Affari costituzionali della Camera, come G2 Parlamenta vi ha raccontato in queste settimane, ha già cominciato l’iter per la riforma della 91/92 e l’obiettivo, anche se ambizioso, è quello di arrivare in aula a dicembre e di avere una legge per la primavera del prossimo anno. Il presidente del Consiglio parla di “ius soli temperato”, una formula ormai entrata nel linguaggio comune e su cui si cercherà di trovare un’intesa tra le diverse anime che compongono la maggioranza:  “Lo ius soli potrebbe non essere legato direttamente alla nascita in Italia, come succede negli Stati Uniti, ma alla frequentazione di un ciclo scolastico”, ha spiegato il premier. Anche qui bisogna dire che la Commissione sta lavorando a una legge di respiro più ampio rispetto all’ipotesi introdotta ieri da Matteo Renzi: sì la frequentazione di un ciclo scolastico, ma non solo, con la possibilità di dare la cittadinanza anche a quei ragazzi nati in Italia da genitori immigrati che si trovano nel nostro paese da un certo periodo di tempo (e proprio di quel “certo periodo di tempo” si deve, invece, ancora discutere nel dettaglio). Lo “ius scholae”, o “ius culturae”, di cui ha parlato ieri il premier, dovrebbe invece andare incontro a chi non è nato in Italia, ma vi è arrivato in tenera età. Ciò che si deve cancellare, ha affermato Renzi a Che tempo che fa, “è l’aberrazione di adesso per cui, chi è nato in Italia, deve attendere i 18 anni per ottenere la cittadinanza”. Vero è che la parola “aberrazione” è stata suggerita a Renzi da Fazio, ma su questo siamo assolutamente in sintonia.

Isaac Tesfaye – G2 Parlamenta

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Cittadinanza, Alfano al question time: “I tempi di rilascio stanno migliorando”. L’on. Sberna a G2 Parlamenta: “L’oste ha detto che il vino è buono”

Il ministro dell’Interno risponde alla Camera all’interrogazione di “Per l’Italia” sulla dilatazione dei tempi necessari per ottenere la cittadinanza. “Sembra quasi che vengano ritardati volontariamente” spiega a G2 Parlamenta, Mario Sberna, deputato del gruppo centrista. “Ius sanguinis retaggio barbaro, siamo per lo ius soli tout court” dice Sberna

ROMA – 25 settembre 2014 – “Il rilascio della cittadinanza italiana in questi anni è stato reso più agevole grazie ad una serie di provvedimenti e lo sarà ancora di più in futuro”. Così il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, parlando ieri al question time alla Camera e rispondendo all’interrogazione dei deputati di Per l’Italia Santerini, Marazziti, Gigli e Sberna. Il gruppo centrista ha chiesto chiarimenti al titolare del Viminale in merito all’eccessiva dilatazione dei tempi necessari per ottenere la cittadinanza italiana: dai 730 giorni previsti per legge si arriva infatti ad attese anche di cinque e sei anni. Per l’Italia ha chiesto al ministro quali iniziative intendesse prendere per velocizzare l’iter di ottenimento della cittadinanza. A difesa del suo ministero, Alfano ha parlato di “un esponenziale incremento delle istanze di naturalizzazione, raddoppiate nell’ultimo triennio”, delle difficoltà della pubblica amministrazione in tempo di crisi economica e, infine, di esigenze legate alla sicurezza, che impongono controlli molto articolati. Tra le iniziative prese per velocizzare l’iter, Alfano ha annunciato l’arrivo negli uffici centrali, da ottobre, di trenta unità, destinate ad occuparsi proprio delle istanze di concessione della cittadinanza. “Le criticità rimangono – ha ammesso Alfano –, ma attraverso ulteriori disposizioni legislative e l’innovazione anche tecnologica dei processi amministrativi si cercherà di rendere ancora più spedito il percorso di concessione della cittadinanza”. La risposta di Alfano ha lasciato qualche perplessità in Mario Sberna, uno dei deputati che ha presentato l’interrogazione: “In aula non ho voluto polemizzare perché non serve a nulla, ma in realtà abbiamo chiesto all’oste come era il vino e ci ha detto che il vino è buono” dice Sberna a G2 Parlamenta, iniziativa della Rete G2, nata per raccontare il dibattito attorno alla cittadinanza. “Capisco i problemi legati alla sicurezza, la mancanza di fondi – afferma Sberna -, ma stiamo parlando di numeri non esorbitanti e di controlli su persone che sono nate in Italia o comunque sono stabilmente nel nostro territorio. Si tratta di una lunghezza burocratica vergognosa, sembra quasi che si ritardi volontariamente la concessione della cittadinanza” attacca il deputato centrista, che ha le idee molto chiare anche sull’attuale riforma della legge sulla cittadinanza: “Io sono per lo ius soli tout court, è naturale così. Questo retaggio barbaro dello ius sanguinis ha fatto il suo tempo. Poi se dobbiamo fare mediazioni facciamole, ma chi nasce in questo paese è un mio conterraneo, è un mio fratello non solo in senso cristiano, ma proprio in senso sociale, fa parte della mia stessa famiglia”.

Isaac Tesfaye – G2 Parlamenta

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Damiano Tommasi a G2 Parlamenta: “Chiederemo alla Federcalcio di introdurre lo ius soli sportivo”

Chi è nato in Italia è italiano, in questo senso anche la Federazione deve fare un salto culturale in avanti. Ci proveremo, anche se sarà difficile” afferma il presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, che però a G2 Parlamenta ricorda l’equiparazione tra italiani e stranieri, decisa lo scorso anno, nell’ambito del vincolo sportivo: “Quando fa comodo il modo di parificare le situazioni si trova“. Poi bacchetta la Figc sulla lotta al razzismo: “Siamo ancora fermi a trovare un simbolo, uno slogan. Serve invece una volontà reale nel combattere le discriminazioni. Bisogna essere gelosi del proprio sport, ma qui sembra che si sia gelosi solo del business“.

Roma – 19 settembre 2014 – “In attesa di novità dal Parlamento sul tema della riforma della legge sulla cittadinanza, chiederemo alla Federcalcio l’introduzione dello ius soli sportivo. E’ un discorso che va approfondito, ma penso che a livello di norme federali sia fattibile. Aiuterebbe l’integrazione, potrebbe essere un elemento in grado di far fare un salto di qualità al calcio italiano“. Così il presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, Damiano Tommasi, intervistato da G2 Parlamenta, l’iniziativa di Rete G2 nata per raccontare il dibattito sulla cittadinanza.

Lo ius soli sportivo (già introdotto da altre Federazioni, come la Fidal, la Federpugilato e la Federazione Hockey) permetterebbe ai giocatori nati in Italia da genitori di origine straniera di non essere più soggetti ad alcuna discriminazione né a livello burocratico (nella presentazione dei documenti, ad esempio) né tanto meno ai fini dell’impiego nei vari campionati. Non sarebbe ovviamente possibile la convocazione in Nazionale, tema su cui è invece necessario aspettare novità dal Parlamento. “Nell’ultimo Consiglio Federale – spiega Tommasi – abbiamo discusso di quali provvedimenti introdurre per incentivare l’utilizzo dei calciatori italiani nei settori giovanili in funzione della Nazionale. Credo che considerare sportivamente italiano chi è nato in Italia da genitori stranieri, e non ha ancora la cittadinanza, possa agevolare anche in questo senso. Significa motivare a fare sport un atleta, che poi sarà sicuramente incentivato a scegliere la nostra Nazionale, una volta che avrà acquisito il passaporto italiano. Questa idea – dice il presidente dell’Aic – deve essere vista nell’ottica di un salto culturale, chi è nato in Italia è italiano e la Federcalcio in questo senso deve fare un passo avanti“.

Lo ius soli era nel programma dei due candidati alla presidenza federale, Tavecchio e Albertini – ricorda Tommasi –  ma non so a cosa ci si riferisse in particolare, se si aspetta solo una legge da parte del Parlamento oppure si vogliono portare avanti delle proprie iniziative. Il calcio, quando vuole, infatti i suoi provvedimenti li approva“. E in questo senso Tommasi ricorda il caso del vincolo sportivo in ambito dilettantistico: “Dai 14 ai 16 anni i giocatori firmano un tesseramento che può vincolare alla società fino all’età di 25 anni. Una cosa che combattiamo fortemente. Per i giocatori con cittadinanza non italiana vigeva invece un regolamento diverso, ovvero li si vincolava stagione per stagione. Lo scorso anno, invece, si è deciso di equiparare il tesseramento degli stranieri a quello degli italiani. Dunque, per ciò che si vuole, il modo di parificare le due situazioni si trova“.

Noi proveremo a far passare lo ius soli sportivo, ma sarà difficile è però il pensiero di Damiano Tommasi, che parla anche della lotta al razzismo e della nomina di Fiona May, scelta da Carlo Tavecchio come capo della Commissione antirazzismo della nuova Figc: “Ci sono gesti simbolici che devono essere accompagnati dalla concretezza. Siamo ancora fermi a trovare un simbolo, una campagna, a cercare uno slogan. Bisogna invece avere la volontà reale di combattere il razzismo. Il problema – afferma Tommasi a G2 Parlamenta – è quello che sta alla base delle proprie decisioni. La scelta è combattere il razzismo oppure si vogliono limitare i danni? Personalmente ritengo che dovremmo essere più gelosi delle nostre passioni e del nostro sport e difenderlo meglio. L’aria che tira è che si è gelosi del business più che del resto. Tutto viene visto nell’ottica nei ricavi. Non bisogna aderire ad una campagna di lotta alla discriminazione perché se non lo fai dai una pessima impressione, ma perché ci si crede veramente. Purtroppo, temo invece che sia proprio questa la ratio che spesso sta base di certe scelte“.

Isaac Tesfaye – G2 Parlamenta

Cittadinanza: oggi seconda giornata di audizioni

Proseguono i lavori in Commissione Affari costituzionali sulla riforma della 91/92. Ad aprire gli interventi sarà il Capo dipartimento immigrazione del Viminale, Mario Morcone. Poi seguiranno tre professori universitari. Chiuderanno la seduta il giornalista Carlo Panella, l’ex parlamentare Souad Sbai e la scrittrice Igiaba Scego

Roma – 18 settembre 2014 – La Commissione Affari costituzionali della Camera torna a riunirsi oggi per le audizioni sulla riforma della cittadinanza. La seduta della I Commissione è stata anticipata di un’ora rispetto al previsto, si terrà alle 15.00.  Saranno ascoltati esperti e rappresentanti delle istituzioni. Ad aprire gli interventi sarà il prefetto Mario Morcone, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno. Poi sarà la volta di tre docenti universitari, i professori Ignazio La Grotta (Diritto costituzionale), Vincenzo Lippolis (Diritto Pubblico Comparato) e Francesco Saverio Marini (Diritto Pubblico). Seguiranno il giornalista Carlo Panella, commentatore politico ed esperto di crisi mediorientali, e l’ex parlamentare Souad Sbai, presidente dell’Associazione delle Donne Marocchine in Italia. A chiudere gli interventi sarà la scrittrice italiana di origine somala Igiaba Scego. G2 Parlamenta vi terrà ovviamente aggiornati sull’andamento dei lavori attraverso la pagina Facebook https://www.facebook.com/ReteG2.

G2 Parlamenta – Rete G2 Seconde Generazioni

Cittadinanza, Fabbri a G2 Parlamenta: “Obiettivo è testo in aula a dicembre”

Sono ripresi oggi i lavori della Commissione Affari costituzionali della Camera per la riforma della 91/92 con le audizioni delle associazioni: “Giornata molto soddisfacente”, dice a G2 Parlamenta la relatrice di maggioranza, che sta lavorando a un testo unico da presentare in aula entro fine anno.

Roma – 11 settembre 2014 – “La speranza è quella di riuscire a portare in aula un testo unico entro la fine dell’anno”. E’ fiduciosa Marilena Fabbri alla ripresa dei lavori della Commissione Affari costituzionali della Camera, che dovrà dare al paese una nuova legge sulla cittadinanza. Oggi si sono tenute le audizioni dei rappresentanti dell’Anci e di organizzazioni e istituzioni che operano nel settore, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle modifiche alla legge 91/92. Era ovviamente presente anche la delegazione di Rete G2. “E ‘stata una giornata molto interessante, soddisfacente e costruttiva. Abbiamo ripreso la discussione su un tema all’attenzione della Camera da ormai molte legislature. C’è l’obiettivo di portarla a buon fine perché è un elemento di attesa nel paese: sono tanti i ragazzi che aspettano questa legge per sentirsi italiani” ha detto la Fabbri a G2 Parlamenta, l’iniziativa di Rete G2 nata per raccontare il dibattito sulla cittadinanza e dare voce alle seconde generazioni italiane. “Ci sono proposte che vedono tutte le associazioni d’accordo, come quella di introdurre la cittadinanza a favore dei nati in Italia da cittadini stranieri che si sono stabiliti da un certo periodo di tempo all’interno del nostro territorio – ha spiegato la deputata del Pd – così come c’è l’accordo per introdurre delle norme che vadano ad agevolare il riconoscimento della cittadinanza ai minori che arrivano giovanissimi in Italia e che poi si stabilizzano nel nostro paese assieme alla loro famiglia”. Si lavora dunque a un testo unico: “L’intenzione è quella di andare a condividere un testo unificato”, annuncia la Fabbri. “Oltre alla proposta di legge di iniziativa popolare – afferma – ci sono infatti più di venti proposte presentate dai colleghi deputati. Adesso l’elemento più difficile è quello di andare a comporre un testo che vada a cogliere i punti di contatto fra le diverse proposte, ma che abbia come spirito quello di agevolare e semplificare l’accesso alla cittadinanza, come riconoscimento di un diritto ai minori che nascono in Italia. L’obiettivo è quello di riuscire a realizzare questo lavoro entro fine anno: “La volontà della Commissione c’è – commenta la Fabbri – anche se nelle prossime settimane sarà oberata di lavoro perché arriverà anche il testo di riforma del Senato, tuttavia questo non è necessariamente un aspetto negativo perché sia io che la collega correlatrice, Annagrazia Calabria, utilizzeremo questo tempo per approfondire determinate questioni”.

G2 Parlamenta – Rete G2 Seconde Generazioni

Ius soli sportivo: ecco cosa può fare il mondo del calcio, oltre ad aspettare il Parlamento

Dopo un’estate difficile, sembra scoppiato l’amore tra i nostri dirigenti e lo ius soli, dal presidente di Lega Beretta al numero uno della Lazio, Lotito. Anche Tavecchio è favorevole. Tutti, però, chiedono l’intervento della politica: ma il calcio può fare il primo passo, concedendo la cittadinanza sportiva a chi è nato in Italia da genitori stranieri. Una norma di civiltà, una scommessa sulle seconde generazioni italiane

Roma – 3 settembre 2014 – Messa alle spalle un’estate quanto meno complicata, da Brasile 2014 alle scivolate sul tema del razzismo, nel mondo del calcio italiano sembra scoppiata una grande passione per lo ius soli, che non manca di essere citato in ogni dichiarazione programmatica su come far rinascere il nostro movimento, dopo il fallimento al Mondiale sudamericano. L’ultimo in ordine di tempo a parlarne è stato il presidente della Lazio, Claudio Lotito, che alla “Domenica Sportiva” ha detto: “Il calcio deve essere portatore di ius soli”. La cosa non deve stupirci più di tanto visto che di “ius soli” parlava anche lo stesso Carlo Tavecchio, nel programma con cui si era candidato alla presidenza della Figc, che ora guida. Ne parlava anche l’altro candidato Demetrio Albertini. Così come lo ha fatto anche il neo vicepresidente della Federcalcio e presidente della Lega di Serie A, Maurizio Beretta, che, in un’intervista ad Affaritaliani.it, ha affermato: “Bisogna riconoscere lo ius soli per attribuire la cittadinanza italiana dal punto di vista sportivo agli atleti di origine straniera nati nel nostro Paese”. Tutte dichiarazioni che almeno in teoria non possono che trovarci d’accordo. Ma che, nella sostanza, purtroppo significano molto poco, perché non fanno altro che rimandare la palla nel campo del Parlamento, in attesa di una modifica della legge sulla cittadinanza. Oltre ad aspettare, come tutti noi, buone nuove dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera, che a breve riprenderà le audizioni per la riforma della 91/92, il mondo del calcio potrebbe fare intanto un importantissimo passo in avanti. E cioè riconoscere la cittadinanza sportiva a quei ragazzi nati in Italia da genitori stranieri; in questo modo si permetterebbe a tutti questi giovani calciatori, soprattutto a coloro che sono originari dei paesi extra-Ue (che poi sono quelli che incontrano le maggiori difficoltà) di poter competere alla pari con i loro coetanei, senza dover ogni anno presentare una miriade di documenti, spesso difficilmente reperibili, e dover sottostare ai limiti sui calciatori extracomunitari in campo (problema sentito soprattutto a livello giovanile, ma anche, ad esempio, in Lega Pro). Non si tratta di una proposta poi così irrealizzabile, visto che lo ius soli sportivo vige in diverse  altre federazioni italiane, la Fidal su tutte. Senza dimenticare che su questo tema è arrivata una proposta di legge in Commissione Cultura e Sport della Camera, ma ciò che si chiede al calcio è proprio di saper anticipare, per quanto possibile, i lunghi tempi della politica. Certo su un punto non si potrà fare nulla: i giocatori, fino a quando non avranno la cittadinanza, non saranno selezionabili per le varie nazionali italiane giovanili, un tema sui cui la Federazione è ovviamente molto sensibile. Si tratterebbe dunque di puntare con decisione sulle seconde generazioni italiane: permettere a tutti i ragazzi nati in Italia da genitori stranieri, ma ancora privi di cittadinanza, di poter partecipare alla pari con gli altri, convinti che una volta che ne avranno la possibilità, se ovviamente saranno all’altezza, sceglieranno di giocare nella Nazionale del paese che sentono proprio, l’Italia. Che possa essere così, lo dimostrano anche i tanti ragazzi che, pur privi di cittadinanza, hanno avuto la possibilità di partecipare (e vincere) ai campionati italiani di atletica leggera, grazie alle norme introdotte dalla Fidal: una volta ottenuta la cittadinanza, quegli stessi ragazzi hanno poi scelto di gareggiare per i colori azzurri. Per il mondo del calcio si tratterebbe dunque sì di una scommessa, ma con ottime chance di passare all’incasso, oltre, ovviamente, ad avere il merito di varare una norma di civiltà e di grande valore per le seconde generazioni italiane.

Isaac Tesfaye – G2 Parlamenta

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Miss Italia apre allo Ius Soli, ma lo spot se ne dimentica: “Informeremo meglio il prossimo anno”

Da quest’anno possono partecipare a Miss Italia le ragazze nate nel nostro paese e che vi risiedono da 18 anni, anche se ancora prive di cittadinanza. Peccato che nello spot in onda su La7 Simona Ventura parli di “concorso aperto alle ragazze di tutto il mondo, ma con cittadinanza italiana”. L’Asgi chiede la rettifica, ma “ormai e troppo tardi” spiega a G2 Parlamenta il responsabile comunicazione di Miss Italia, Marcello Cambi, che assicura: “La strada ormai è tracciata e non si torna indietro, abbiamo introdotto una novità storica che comunicheremo meglio a partire dalla prossima edizione”

ROMA – 23 agosto 2014 – Aprire il concorso alle ragazze nate in Italia da genitori stranieri, anche se ancora prive di cittadinanza. Una Miss Italia, quest’anno, più avanti anche di un Parlamento che non riesce a dare al paese una nuova legge sulla cittadinanza. Forse troppo avanti. Almeno per chi ha curato lo spot in onda su La7 per lanciare le ultime selezioni in vista della finale di Jesolo del 14 settembre. Protagonista Simona Ventura, volto nuovo scelto per rilanciare la kermesse di Patrizia Mirigliani. “Quest’anno abbiamo tante novità – spiega nello spot la Ventura – innanzitutto abbiamo esteso il limite di età ai 30 anni e lo abbiamo allargato a quelle ragazze nate in tutte le parti del mondo, ma con cittadinanza italiana”. Un’affermazione, a voler essere buoni, fortemente incompleta. Non si cita, infatti, la grande novità annunciata in sede di presentazione dalla stessa Mirigliani e contenuta nell’articolo 8 del regolamento del concorso che, tra i requisiti per l’ammissione, indica “la nazionalità o la cittadinanza italiana”, oppure “essere nate in Italia anche se da genitori stranieri e risiedere in Italia da almeno 18 anni  consecutivi alla data di iscrizione”. Dunque si può partecipare e vincere Miss Italia anche senza cittadinanza italiana, “una novità storica, a cui abbiamo lavorato molto e a cui teniamo tantissimo”, racconta il responsabile comunicazione di Miss Italia, Marcello Cambi, parlando con G2 Parlamenta, l’iniziativa di Rete G2 nata per raccontare il dibattito sulla cittadinanza e dare voce alle seconde generazioni italiane. E’ dispiaciuto Cambi per il caso che si è creato e che ha portato l’Asgi, l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, a chiedere all’emittente di Urbano Cairo di modificare il messaggio comunicato da Simona Ventura: “Lo spot televisivo (che è senz’altro il principale canale di diffusione delle informazioni presso le aspiranti) diffonde un messaggio palesemente non conforme al regolamento del concorso stesso e avente contenuto discriminatorio”, si legge nella lettera inviata dall’Asgi  a La7, “il messaggio – sottolinea l’associazione –  veicola un’informazione falsa, che non solo è in contrasto con i principi generali di correttezza e buona fede, ma è idonea a scoraggiare dalla partecipazione le cittadine straniere che pure avrebbero diritto”. Il tempo per modificare il messaggio purtroppo non c’è: “Ormai è troppo tardi, le selezioni si stanno praticamente chiudendo – spiega Cambi a G2 Parlamenta – abbiamo lanciato una grande innovazione, ma il messaggio non è stato recepito come avremmo voluto”. Così, al momento, si segnala un solo caso di finalista senza cittadinanza ed è quello di Miss Roma, Aleksandra Banach, 24enne di Ostia, nata in Italia da genitori polacchi. Proprio la ragazza, commentando il nuovo regolamento, aveva parlato di “un grande passo in avanti” e di una “Miss Italia che rispecchia la situazione in cui versa il Paese, cioè di integrazione e di apertura verso il multiculturalismo”. Alle finali parteciperà anche Patricia Davalos Delgado, 22enne salernitana con papà italiano e mamma cubana. Segnali importanti, forse al di sotto delle aspettative degli organizzatori, ma Marcello Cambi assicura che “da questo punto di vista la strada è tracciata e non si torna indietro. La novità introdotta sarà valida anche in futuro e sarà comunicata meglio già a partire dalla prossima edizione”.

Isaac Tesfaye – G2 Parlamenta

Cittadinanza, Chaouki a G2 Parlamenta: “I lavori della Commissione riprenderanno a settembre”

Il deputato del Pd: “Stiamo spingendo tutti i giorni per una riforma veloce. Non è solo l’impegno del Parlamento, ma anche del Presidente del Consiglio”. Poi un apprezzamento per l’iniziativa G2 Parlamenta: “Bene mantenere il fiato sul collo sui lavori parlamentari

Subito dopo l’estate riprenderanno le audizioni per la riforma della legge sulla cittadinanza in Commissione Affari Costituzionali alla Camera. Lo ha anticipato il deputato del Pd Khalid Chaouki parlando a G2 Parlamenta, iniziativa di Rete G2 nata con il sostegno di Open Society Foundations per raccontare il dibattito attorno alla cittadinanza e dare voce alle seconde generazioni italiane. “Noi tutti i giorni stiamo spingendo per una riforma veloce – afferma Chaouki – e l’impegno che ha preso il presidente della I Commissione è che immediatamente dopo l’estate, i primi di settembre, faremo finamente le audizioni con le associazioni che si sono occupate di questo tema a partire dalla Rete G2 – Seconde Generazioni, per poi procedere immediatamente al varo di una riforma il piu possibile condivisa. Questo – ha aggiunto Chaouki a G2 Parlamenta – è l’impegno non solo del Parlamento, ma anche del Presidente del Consiglio, che su questo tema è stato molto esplicito. Lo dobbiamo a noi stessi e all’Italia, per rendere questo paese al passo con i tempi“. Infine Chaouki ha espresso apprezzamento per la realizzazione di G2 Parlamenta: “E’ un’ottima iniziativa che da una parte aggiorna chi questo tema lo vive da vicino, ma soprattutto mantiene il fiato sul collo sui lavori del Parlamento“.

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Caso Tavecchio, Oshadogan a G2 Parlamenta: “Mostrato il lato peggiore dell’Italia”

“La prima reazione è stata di incredulità. Dispiace perché non si perde mai occasione per mostrare i lati peggiori dell’Italia, accadono cose che ci fanno sempre segnalare in modo negativo”. Commenta così le frasi shock di Carlo Tavecchio, Joseph Dayo Oshadogan, raggiunto in Polonia da G2 Parlamenta, il progetto  realizzato su Facebook da Rete G2 con il sostegno di Open Society Foundations per raccontare il dibattito attorno alla cittadinanza e dare voce alle seconde generazioni italiane.  

Nato a Genova da padre nigeriano e madre italiana, Oshadogan è stato il primo giocatore nero a indossare la maglia della Nazionale Under 21, il 3 ottobre 1996 in Moldavia, e il terzo a esordire il Serie A nell’ottobre del 1999. “Dopo tanti anni vissuti in prima persona da calciatore, e poi anche in un altro ruolo, sembra sempre che le cose non cambino – racconta Oshadogan a G2 Parlamenta – si parla dell’importanza di educare i ragazzi, ma sono venti anni che ne sento parlare ed escono sempre situazioni del genere. Quello che non ti aspetti – continua – è che certe affermazioni vengano dalle istituzioni. E’ impensabile che una persona che mira alla presidenza della Federcalcio possa dire una cosa del genere, uno rimane basito e incredulo. Sicuramente il concetto che voleva esprimere Tavecchio era un altro – spiega l’ex calciatore  – voleva dire che in Inghilterra ai giocatori stranieri si richiedono determinati requisiti, ma se ne è uscito con una frase che va oltre il calcio. Se parli di banane nel 2014 significa che è un punto di vista insito nella persona”.

La frase di Tavecchio ha colpito anche le seconde generazioni italiane. “Ormai ci sono ragazzi etnicamente diversi che sono italiani a tutti gli effetti – dice Oshadogan – ragazzi che nei paesi di origine non ci sono mai stati. Noi dobbiamo guardare all’esempio che arriva da Olanda, Francia e Germania”.

Dopo la frase di Carlo Tavecchio solo pochi club hanno tolto l’appoggio al loro candidato: “Adesso si è creata una situazione per cui uno si deve schierare – afferma Oshadogan a G2 Parlamenta – noi in Italia abbiamo dirigenti come Albertini, personaggi come Baggio, Cannavaro e Del Piero, gente nuova, persone valide che si sono già distinte sul campo nella loro carriera. Una generazione che può cambiare il calcio in Italia è già pronta. Il tempo delle volontà è finito”.

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