“Secondi a nessuno” – Le storie di agosto 2009

Gli articoli a seguire sono stati pubblicati in anteprima su “Secondi a Nesssuno” (numero agosto 2009) rubrica mensile curata dalla Rete G2 ( www.secondegenerazioni.it)  sulla rivista giovanile Topgirl. Sono i figli degli immigrati. La cosiddetta seconda generazione. Un milione di ragazzi nati o cresciuti in Italia, ma originari di Asia, Africa, Europa, America. A Topgirl raccontano frammenti di una quotidianietà non troppo ordinaria. “Secondi a nessuno” terrà compagnia alle lettrici e lettori di Topgirl per tutta l’estate fino a settembre (numero “ottobre 2009″), mese di riapertura delle scuole.

Jean, voti per me, vero?

Mi chiamo Jean e in questi giorni una domanda mi è stata rivolta da molti: “Per chi hai votato alle elezioni di giugno?” È vero che ho speso ore su internet a leggere programmi elettorali, guardare interviste a leader politici, sentire opinioni e microfoni aperti, ma dovrei spiegare un “piccolo dettaglio”: vivo in Lombardia da quando avevo 6 anni, ora ne ho 23, ma sono di nazionalità peruviana e quindi niente voto, anche perché ottenere la cittadinanza italiana non è per niente facile, un po’ una lotteria. Cosa che ho ricordato molte volte anche agli amici che mi hanno contattato in biblioteca o su Facebook, come Luca o Valentina, dicendomi: “Jean, tu voti per noi, vero?” Gente con cui ho fatto le superiori e che magari mi conosce da anni. In questi casi sembra che il mio aspetto non conti, il fatto di essere scuro di pelle e avere tratti del viso non europei. O almeno questi particolari non contano per chi è cresciuto con me, mentre tutti gli altri si fermano solo al mio aspetto. Non posso scordare, infatti, che a giugno, all’uscitadella metropolitana, i militanti di alcuni partiti distribuivano volantini a tutti, tranne che  me. E in quei casi, per provocazione, mi mobilitavo io per farmeli dare, cosa che avveniva con una certa diffidenza dall’altra parte, come se ci fosse qualcosa di sbagliato. E allora avevo voglia di dire: “Anch’io so leggere in italiano, sai?”

Tu mettere cibo nei piatti

Eccomi, io sono Priscilla Boakye di rigini ghanesi. Vivo in Italia praticamente da sempre, cioè da quando avevo 4 anni, e per gli studi universitari mi sono trasferita da Brescia a Roma. La mia particolarità? Una pelle super “abbronzata” tutto l’anno senza l’aiuto delle lampade. Sono un’italiana nera, cosa di cui alcuni si stupiscono ancora e ne nascono situazioni esilaranti. Per mantenermi agli studi faccio dei lavoretti. Poco tempo fa, i miei amici mi hanno portata come aiutante a un catering per un matrimonio. Arrivo e una signora si rivolge ai miei compagni di lavoro chiedendo (a loro, non a me): “Ma capisce l’italiano?” E i miei amici: “Certo”, senza specificare troppo. Seguo la signora e lei con gesti ampi e lenti mima cosa devo fare. Mi dice scandendo le parole in maniera elementare: “Piatti non qui, piatti andare là: tu mettere cibo”. Io sto al gioco, corrugando la fronte con sguardo interrogativo. La signora continua a ripetere ogni frase più volte, pazientemente. Per poi chiedere infine: “Tu capito tutto?” Poi rivolgendosi di nuovo ai miei amici: “Avrà capito?” A quel punto non riesco più a trattenermi dalle risate e in bresciano e rispondo: “Me so buna a parlà italiano, neh!”. Potrei raccontare tanti episodi simili, quanto cambia per esempio l’atteggiamento di chi mi ha prima parlato al telefono, poi mi incontra di persona. Il “lei” diventa immediatamente un “tu”…

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