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La Cina, la crisi, i cellulari

Il mio Nokia 5300 sfigurava nettamente con quelli all’ultimo grido dei vari operai ed autisti. Per non parlare degli Iphone degli impiegati. All’inizio mi sono chiesto perchè tutti si potessero permettere un cellulare che in Italia costa dai 300 € in su. Mi sembrava assurdo che un operaio -settore calzaturiero- che prende 1300 rmb, circa 147 €, al mese si potesse permettere un “lusso” del genere.

Poi un giorno capito per caso a Shenzhen, dove sta studiando un mio cugino -nato in Italia in attesa del compimento dei 18 anni per prendere la cittadinanza- che mi introduce in un mondo nuovo: i mercatini dei cellulari copia.

Mi sono fatto tirare fuori un Iphone-copia: peso, grafica, involucro, tutto tal e quale all’originale Apple. E implementava – se era una funzione-copia non me ne sono accorto- il multitouch. Il tutto al prezzo di 880 rmb (se non sapete la coversione in € andate su yahoo, e che volete tutta la pappa pronta??). L’unica pecca era la mancanza della funzionalità connessione ad internet tramite wireless.

Passando tra le varie bancarelle se ne trovavano di tutti i colori; uscendo ho visto una fila di almeno 60-70 di Nokia N81, che all’apparenza erano identici a quello originale di mio cugino. Il tutto probabilmente a prezzi irrisori. Accessibili anche ad operai, autisti ecc.

Non so però in tempi di crisi quanto un operaio sia disposto a pagare per un cellulare nuovo. E se può permetterselo.

La crisi economica mondiale ha ridimensionato le cose. La Cina a febbraio ha avuto un calo dell’export del 25,7% e per una provincia come il Guangdong che vive di industria il ridimensionamento è stato enorme.

Prima un operaio -settore calzaturiero- poteva guadagnare 1300 rmb al mese avendo come orario di lavoro dalle 7.30 sino alle 20.30, dal lunedì al venerdì e sabato metà giornata. Ora può guadagnare al massimo 900 rmb lavorando come prima solo con tre giorni a settimana di orario ridotto: 7.30-16.30. Perchè le aziede non hanno ordini. E per ridurre i costi adottano la politica della riduzione dell’orario di lavoro -e conseguente stipendio- dell’organico.

E questi che lavorano ancora, sono quelli più fortunati.

Quelli più sfortunati si sono alzati presto la mattina per andare al lavoro, ma hanno scoperto che il padrone era scappato, lasciandoli soli e senza paga al loro destino.