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IMMIGRAZIONE: IN ROMANIA A RISCHIO SUICIDIO FIGLI SOLI /ANSA LO CONFERMA STUDIO DOPO DRAMMATICO CASO SUICIDIO RAGAZZINO

(ANSA) - BUCAREST, 9 OTT - Per molti bambini lasciati soli in Romania da genitori emigrati all'estero i rischi sono molti, e vanno dalla delinquenza fino addirittura al suicidio. E' quanto emerge da uno studio condotto dopo il caso disperato di un ragazzino che una decina di giorni fa si è tolto la vita dopo avere appreso che la madre sarebbe partita per andare a lavorare in Italia. I romeni che emigrano in cerca di un posto di lavoro meglio pagato sono molti: per lo più sono costretti a lasciare a casa i figli, in balia di solitudine e disperazione. Oltre alla depressione, molti abbandonano la scuola, diventano delinquenti, o addirittura si suicidano. Come nel caso avvenuto ai primi di ottobre che ha scioccato l'opinione pubblica romena. La vicenda e quella di Andrei Ciurea, un bambino di 12 anni di Valea Danului (provincia di Arges, al sud), che si è impiccato perché la madre, rimasta sola dopo il divorzio, è stata costretta a tornare a lavorare in Italia per poter mantenere lui e gli altri due figli. A scoprire Andrei appeso a un albero è stata una vicina di casa. In tasca aveva i soldi per il suo funerale e una letterina ai familiari: "Vi amo, vi amerò sempre e mi dispiace separarci in questo modo", vi aveva scritto. I vicini di casa, citati dal quotidiano 'Evenimentul zilei', raccontano che mentre la madre era in Italia, ad Andrei badavano solo il fratello e la sorella maggiori. I compagni di classe e gli insegnanti lo ricordano come un ragazzo introverso, forse, ipotizzano, anche carente di affetto. Marinava spesso la scuola ed era stato costretto a ripetere la quinta. Ma Andrei non è il primo bambino romeno a ricorrere a gesti disperati. Altri due ragazzini di dieci anni si erano suicidati lo scorso anno e un altro di otto lo scorso febbraio. I genitori dei primi due erano andati a lavorare in Italia e quelli del secondo in Germania. Una ricerca della Fondazione Soros, che ha sede a Budapest ma ha una filiale anche a Bucarest, conferma questo risvolto drammatico dell'emigrazione. Lo studio, citato oggi dal quotidiano 'Gandul', parla di 170.000 bambini e minori romeni - il doppio delle statistiche ufficiali - lasciati soli a casa: in 80.000 casi è il padre che lavora all' estero, in 55.000 la madre e in 35.000 entrambi. In genere a prendersi cura dei ragazzi sono i nonni o altri parenti. Lo studio indica che, con l'ingresso della Romania nell'Ue il primo gennaio scorso, è aumentato il numero delle coppie che vanno insieme a lavorare all'estero, lasciando i figli a casa. Attualmente circa 12.000 bambini fra i dieci e i 14 anni vivono per almeno due anni senza entrambi i genitori. Le regioni più toccate dal fenomeno sono l'ovest e l'est della Romania. Sebbene la partenza dei genitori, soprattutto verso Italia e Spagna, sia temporanea, i giovani la avvertono come un divorzio o il decesso della madre o del padre. Stando allo studio, il 36% di questi bambini si sentono soli, il 22% non amati e il 16% trascurati. Per limitare gli effetti negativi dell'emigrazione, la Fondazione Soros raccomanda politiche pubbliche volte a identificare e monitorare i bambini a rischio. Anche se i romeni che lavorano all'estero mandano in Romania rimesse per miliardi di euro l'anno, lo stato non è però ancora riuscito a mettere a punto un sistema di protezione e assistenza sociale per aiutare i piccoli che non capiscono perché l'Europa, per loro, significhi essere rimasti 'orfani'. (ANSA).