L@ chiameremo… Nomi da 3G

Più che pensare se sarà femmina o maschio uno dei principali dilemmi quando un figlio o figlia di immigrati deve diventare  a propria volta mamma o papà è la scelta del nome per il neonato. Quale significato attribuire a questo grande evento? Far valere le origini di un altro continente, dei propri genitori che vengono da lontano o del Paese, l’Italia, dove si è cresciuti? La mia bimba o bimbo deve sentirsi speciale, con un nome non comune e che richiami un mondo e altre radici, anche se di un continente altro che vedrà chissa quando, dove ci sono zii, cugini, bisnonni che ne reclamano e richiamano un pezzetto? Oppure il nome deve essere tutto il luogo del Paese dove i suoi genitori sono cresciuti, la città italiana dove sono diventati grandi e dove hanno deciso di far nascere, con un gran gesto di fiducia nonostante le avversità, un discendente dell’immigrazione (e siamo alla terza generazione 🙂 )?

Per la mia briciola, cinque mesi alla fine di marzo e la prima nata a Roma, ho scelto (e il padre era d’accordo, anche se valeva più il mio di parere visto che porterà già, per legge italiana, solo il cognome del padre) un nome comune nel mio Paese di orgine ma che risultasse non impossibile in Italia: Isabel. E come secondo nome: Rebelde, sempre nella lingua di origine della sua mamma e per ricordare che per ottenere giustizia bisogna saper combattere ed essere determinati. Senza seguire la facile corrente. Un po’ come una seconda generazione che in molti ricordiamo e membro della Rete G2 e che non è più in questo mondo.

Insomma, insieme suonano bene e risulteranno facili da memorizzare in America Latina dove vivono i cugini di Isabelita Rebelde.

E voi altri, giduin@… che nome dareste ai vostri piccirill@? E in base a quale principio? O avete molti dubbi a riguardo?

Un Partigiano nero nell’Italia fascista

“Sarà vero, dopo Miss Italia, avere un Papa nero, no me par vero,…” .
Ve la ricordate questa canzone? il Papa nero ci manca ancora, ma di partigiani, neri, sì ne abbiamo avuti!
Sì, sì, ho scritto PARTIGIANI NERI.

Venite a conoscerne uno venerdì 12 marzo alle ore 18:30 presso la Sala Boldrini di via Tadino 13, a Milano!

MARINCOLA definitivo.pdf-pages

Ricorsi presentati a Roma e Milano

La Scuola Pisacane di Roma di cui abbiamo pubblicato l’appello dell’Associazione dei genitori porta la sua “battaglia” in tribunale contro la circolare che impone il tetto del 30% di bambini figli di cittadini stranieri, in questo seguendo la strada di un ricorso già presentato a Milano e che vedrà la prima udienza il 9 aprile e andrà a sentenza alcuni giorni dopo.

Roma e Milano contro il tetto «straniero»
Anche su una delle più profonde novità in ambito scolastico volute dal governo – il «tetto» del 30% di alunni con cittadinanza non italiana nelle scuole – a quanto pare l’ultima parola spetta ai giudici. Sono partite in questi giorni, infatti, due azioni legali volte a sventare l’attacco alle scuole pubbliche che da anni fanno, senza scalpore, lavoro di integrazione. A Roma proprio ieri è stato notificato al ministero dell’Istruzione e all’ufficio scolastico regionale il ricorso che alcuni genitori della scuola Pisacane di Torpignattara, insieme all’associazione Progetto Diritti, hanno presentato al Tar. Stesso obiettivo, ma con diversa strategia a Milano: qui due donne, una rumena e una egiziana, hanno presentato un ricorso davanti al giudice ordinario per discriminazione nei confronti delle loro figlie, insieme all’associazione studi giuridici sull’Immigrazione e a Avvocati per niente. L’udienza è stata fissata per il 9 aprile, e pochi giorni dopo ci sarà la sentenza che probabilmente arriverà prima di quella di Roma. Il metodo si è dimostrato finora vincente: moltissime le delibere dei Comuni del nord sospese perché considerate discriminatorie. «In questo caso – spiega l’avvocato Alberto Guariso che ha curato il ricorso milanese – ci sembra che venga violata l’assoluta parità di condizioni e modalità di partecipazione alla scuola garantite dalla legge a italiani e stranieri».
Entrambe le cause, comunque vada, avranno una ricaduta nazionale impugnando una circolare ministeriale. Diversa però la situazione nelle due città.. Se a Milano sono 50 le scuole che hanno dovuto chiedere una deroga, a Roma tutto tace. Non si hanno notizie di scuole che non riusciranno a formare le prime classi. Ad eccezione della scuola Pisacane. La cosa è significativa: l’elementare di Tor Pignattara non è certo l’unica ad avere un’altissima concentrazione di bambini di origine straniera. I dati ovviamente rispecchiano un territorio ad altissima (e vecchissima) concentrazione di migranti, tra l’altro caratterizzata da una forte incidenza degli asiatici. Su 41 iscritti solo tre sono italiani. Dei 38 bambini con cittadinanza non italiana, però, ben 27 sono nati in Italia. Ma se per tutte le altre scuole di Roma chi non è nato in Italia verrà – con ogni probabilità – contato fuori dal tetto, questa strada pare sia preclusa alla Pisacane. Insomma sembra che nei confronti di questa scuola – caso politico cavalcato da anni dalla destra capitolina – ci sia un intento punitivo. «Il nostro ricorso si basa su diversi articoli di legge e convenzioni internazionali – spiega l’avvocato della causa romana, Arturo Salerni – e mira a fermare un atto amministrativo che rischia di creare un disagio assoluto alle famiglie e ai bambini, di far chiudere le scuole, intervenendo peraltro in modo indebito nell’autonomia scolastica». «Sostenere questo ricorso è doveroso – ha detto Cecilia Bartoli, che lavora per l’associazione Asinitas nella scuola dell’infanzia della Pisacane – per chiunque abbia un minimo senso pedagogico: si stanno trasformando in stranieri bambini che non sono e non si considerano tali. La verità è che la destra non sopporta che in questa scuola siano stati messi in atto progetti di condivisione».
Cinzia Gubbini – Il Manifesto – Roma

Challenges of a second generation immigrant

Queenia Pereira de Oliveira: “We live in a permanent state of uncertainty”

To be a second generation immigrant in Italy is a big challenge in deed.  However much one feels to be Italian, before officially obtaining Italian citizenship, one is required to have the Permit of Stay in order to live legally in the country, says Ms. Queenia Pereira de Oliveira.

Queenia was born on 7th August 1986 in Rio de Janeiro, Brazil. Her mother is a Brazilian while her father is a Nigerian.

She has spent most of her life in Italy. Queenia is worried of the fact that the country’s citizenship law doesn’t guarantee the right to naturalization of immigrant children who have grown up in the country. These children who are Italians in all aspects, are forced to have the Permit of Stay in order live in the country, and are usually issued permits which are valid for short periods. This makes them live in a permanent state of uncertainty.

Queenia, who is a poet, has in fact written a poem titled “Awareness” dedicated to all the second generation immigrants in Italy. The poem is a true picture of the suffering of these children who consider themselves Italians but who unfortunately are considered foreigners by the Italian law.

Queenia has been living in Italy since she was five years old, but has not yet obtained Italian citizenship. Asked why she has not yet become Italian, she says: “It is only because of an unjust law, that is, the Law 91 of 1992 which doesn’t recognize the fact that the population of the second generation of immigrants either born or grown up in Italy, is growing rapidly in the country.”

She says that many second generation immigrants, herself included, are living this situation of precarious rights linked to the Permit of Stay.

Queenia is pursuing a Degree course in Political Science and International Relations at the University of Rome, La Sapienza.

Talking about her identity, Queenia says: “I feel I’m a combination of different identities. I think the work of indentifying a second generation immigrant is quite complex. I can now only tell you that I surely feel I’m Italian, but at the same time I’m also a Nigerian and a Brazilian. Let me say that nothing excludes the other.”

She says that her family and close relatives consider her Italian while others, misled by her foreign name and surname, and her look, initially think that she is not an Italian, but they soon believe it when they come into contact with her.

Having arrived in the country when she was a child, Queenia considers herself lucky to have been saved from undergoing the process of integration. She says it is much easier for children to integrate and be accepted in their areas.

Queenia is quite critical of the country’s immigration laws. “As far as immigration and immigrants are concerned, I think Italy has generally made very big steps backwards,” she says, hoping that the country would make very fast and big steps forward.

Queenia’s immediate objective is to fight for a new citizenship law which doesn’t deny citizenship to children of immigrants born in the country, as well as to those who have spent most of their lives here, just as herself. This is a fight they are determined to win together with the Rete G2-Seconde Generazioni, the organisation of second generation immigrants in Italy which she belongs to.

Asked what message she would like to convey to the President of Italy and to the Prime Minister, Queenia says: “I would tell them to start thinking concretely about the future of young people, and of the future of the second generation of immigrants who are growing up here in Italy without security.”

She says the idea of writing the poem “Awareness” came from a feeling of impossibility to fully enjoy one’s life, and the awareness of not being able to undergo many experiences which are very important for the young people, experiences such as travelling abroad, the right to vote, etc.

The poem “Awareness”, she says, represents “the desire to launch a message about my situation, and the situation of many others, and to tell Italy that we are existing, that the second generations are not only small children, but they are growing up and they want certain rights.”

For further information about the Rete G2, please log on to: www.secondegenerazioni.it

By Stephen Ogongo

Source: http://www.africa-news.eu/africans-in-italy/377-challenges-of-a-second-generation-immigrant-.html

Appello Associazione Genitori Scuola Carlo Pisacane di Roma

Riportiamo qui il preoccupato appello dell’Associazione “Genitori Scuola Carlo Pisacane” (Tor Pignattara) di Roma, per l’applicazione letterale della circolare Gelmini sul “tetto” agli studenti “stranieri” nelle scuole italiane; alcuni dirigenti romani hanno l’intenzione di andare perfino oltre le indicazioni del Ministro Gelmini che escludevano dal “tetto” gli studenti nati in Italia da genitori immigrati.

Oltre che pericoloso, il “tetto etnico” (sic!) provocherebbe non pochi problemi alle famiglie, gli studenti ed agli insegnanti di queste scuole.

Ne auspichiamo la più ampia diffusione.




Presidente del VI Municipio di Roma
Al Dirigente scolastico del IV Circolo didattico di Roma
Alla scuola POLO

Siamo tutti responsabili del futuro dei nostri figli/e

Ogni volta che ci troviamo di fronte ad una evidente ingiustizia e in silenzio abbassiamo gli occhi e ci voltiamo dall’altra parte, siamo tutti responsabili delle conseguenze sul nostro presente e sul nostro futuro.
Ogni volta che esercitiamo il nostro dovere e il nostro diritto di cittadini e di genitori in modo superficiale, dobbiamo sapere che siamo tutti responsabili di ciò che scegliamo per noi, per i nostri figli e per i nostri nipoti.
Ogni volta che i diritti dell’infanzia non vengono messi al primo posto e la verità e la bontà non sono alla luce del sole, siamo tutti responsabili di un presente povero e di un futuro senza speranza.

E’ per questo che chiediamo a tutti i cittadini e le cittadine, a tutti gli uomini e le donne di ogni credo religioso, a tutte le associazioni umanitarie, se è giusto e onesto che a settembre la scuola “Carlo Pisacane”, scuola del quartiere Tor Pignattara a Roma, non possa accogliere i nostri figli come alunni in I^ elementare; 38 bambini e bambine, che sono vissuti a Roma e a Roma hanno frequentato la scuola dell’infanzia, che parlano italiano, ma che saranno trattati in modo diverso rispetto ai loro coetanei, poichè i loro genitori sono immigrati in questo paese prima che loro nascessero e di conseguenza non sono ritenuti cittadini italiani.

Tutto questo “grazie” alla circolare ministeriale e alla successiva circolare dell’ufficio scolastico regionale, le quali ritengono che per una “buona” integrazione degli alunni stranieri, la loro presenza non possa oltrepassare il limite del 30% in ogni classe, per cui superata questa soglia, gli alunni debbano essere ridistribuiti su tutto il territorio.

In questo modo viene leso il diritto delle famiglie alla libera scelta dell’offerta formativa per i propri figli e soprattutto viene leso il diritto di noi genitori ad iscrivere i nostri bambini alla scuola del quartiere dove viviamo e lavoriamo, creando disagio alle famiglie che dovranno portare i bambini/e in scuole più lontane, creando disorientamento nei piccoli che si vedranno inseriti in un contesto a loro sconosciuto, senza continuità con la loro scuola materna, interrompendo le loro relazioni affettive e amicali nella scuola primaria frequentata già da fratelli/sorelle e amici, senza un riconoscimento della loro storia personale e familiare, e non avendo la possibilità di coltivare amicizie al di là dell’orario scolastico.

La scuola”Carlo Pisacane” è un punto di riferimento per questi bambini/e e per i loro genitori, come lo sono le parrocchia di S.Barnaba e S. Marcellino e le varie associazioni umanitarie, le quali tutte insieme nel tempo, hanno realizzato una rete di soggetti che con affetto e rispetto hanno provato ad affrontare insieme quelli che sono i problemi, le difficoltà e le gioie di uomini e donne che, siano in patria o vivano lontano dal loro paese d’origine, hanno a cuore il futuro dei loro bambini.

In questa scuola si studiano i programmi ministeriali come in qualsiasi altra scuola italiana, con uno standard degli obiettivi elevato che gli stessi alunni dimostrano di aver raggiunto nel corso degli studi successivi.

In questa scuola gli alunni leggono le storie di Pinocchio, tifano per la Roma e la Lazio, studiano la storia dell’antica Roma e dei gladiatori, guardano la tv italiana, cantano le canzoni di Laura Pausini, partecipano alle ore di religione cattolica.

In questa scuola, menzionata “per l’impegno profuso nel campo dell’educazione multietnica”, gli alunni hanno ricevuto un premio dall’Associazione Mazziniana Italiana per il lavoro di approfondimento sulle tematiche della cittadinanza compiuto quest’anno attraverso una “ricerca … sulla vita e sul pensiero del patriota caduto a Sapri per l’Italia unita nel segno della libertà e della giustizia”.

In questa scuola, alla consegna del premio, gli alunni, insieme italiani e “stranieri” hanno cantato, l’inno di Mameli, con la mano sul cuore, mentre nell’altra sventolano il tricolore.

D’altronde, i cosiddetti “stranieri” il più delle volte non hanno mai visto il paese di origine dei loro genitori e considerano il loro quartiere tutto il loro mondo, giocando a calcetto nella parrocchia vicina, frequentando le associazioni territoriali, studiando danza nelle palestre limitrofe, passeggiando con i loro compagni lungo le strade del quartiere con un accento marcatamente romano, mentre le loro mamme frequentano i corsi di italiano.

Tutti sono orgogliosi della loro integrazione e riuscita scolastica, genitori e insegnanti, e quando un padre o una madre riceve le congratulazioni per le conquiste del proprio figlio/a, i loro occhi si bagnano di lacrime per la commozione, poichè i loro sacrifici non sono stati vani.

Si chiedono, ora, increduli rispetto a quanto sta succedendo intorno a loro, come mai i loro diritti non vengano rispettati, perché altri abbiano potuto scegliere liberamente la scuola dei loro figli mentre a loro venga negato questo diritto.
Daim dice ”pago le tasse e dò lavoro agli italiani, ho due bambini ed uno è già in questa scuola, perché non posso scegliere come gli italiani dove iscrivere mio figlio?”
Come Daim sono in tanti ad avere gli stessi problemi logistici, due figli di cui uno già frequentante la Carlo Pisacane: Olga, Shafia, Mylene, Jan, Ayoub, Masudur, Khoiza, Habiba, Muazzom, Ruhul, Zhulifang, Amina, Shorif, Binash. Maria invece ha cercato di iscrivere il proprio figlio alla scuola dell’Infanzia che nella zona è più frequentata dagli italiani. L’iscrizione è stata rifiutata ed ha iscritto il bambino alla Pisacane. Ora che il piccolo si è integrato le viene detto che non può più lasciarlo in questa scuola e si chiede, basita, cosa mai abbia di diverso suo figlio rispetto agli altri.
Anche Khaleda ha dovuto subire lo stesso travaglio. Aspetta il secondo bambino e racconta che, quando ha cercato di iscrivere il suo figlio maggiore alla scuola che aveva scelto, anche la sua iscrizione è stata rifiutata. E casualmente la scuola è la stessa di Maria…Khaleda aggiunge anche che è un vero paradosso che quando si è incinta no ci si possa spostare dalla residenza che viene dichiarata, che non si venga neanche rimpatriati e che poi, quando il bambino nasce, cresce nel territorio, frequenta la scuola dell’infanzia, venga mandato altrove, come se non avesse radici.
Nastrim ha accompagnato la sua bambina nella scuola Pisacane tutte le mattine, con costanza e affetto, e vuole per sua figlia una doverosa continuità.
Wassily, Gemma, Alam Monsur, Amina, cittadini che contribuiscono con le loro tasse al bene comune, rivendicano i loro diritti.

Federico ed Andrea, infine, sono italiani, e hanno scelto di iscrivere i loro figli alla Pisacane perché gli piace il piano formativo e vogliono valersi del diritto di iscrivere i loro figli dove vogliono, perché devono essere trattati diversamente da Khaleda, Wassily e gli altri.

A questo punto ci chiediamo e vi chiediamo: su quale base e parametri dobbiamo considerare un essere umano un cittadino italiano con diritti e doveri da rispettare ed agire?

A questo punto ci chiediamo e vi chiediamo: è giusto e responsabile agire nei confronti dei nostri bambini/e senza tener conto della loro sfera affettiva ed emotiva?

A questo punto ci chiediamo e vi chiediamo:quale futuro stiamo costruendo per i nostri bambini e le nostre bambine?

Associazione “Genitori Scuola Carlo Pisacane” di Roma

Domani, mercoledi 24 febbraio 2010 ore 17:00, presso la Sala del Consiglio del Municipio VI (Piazza della Marranella 2) si terrà un’assemblea-dibattito sulla questione: SCUOLA SOS ISCRIZIONI: NON UNO DI MENO.

Intervengono: gli studenti, i genitori e i docenti delle scuole del territorio (Iqbal Masih, Pisacane, Toti, Manzi, Giulio Cesare, Piranesi, Di Donato, Liceo Kant, Profes. Circonvallazione Casilina); Simonetta Salacone, dirigente scolastico Iqbal Masih; Piero Frontoni, direttore amministrativo I.I.S. Von Neumann; Francesco Pompeo, docente di antropologia culturale, Università Roma 3; Arturo Salerni, avvocato dell’Associazione Progetto Diritti, Rete G2 Seconde Generazioni.

Per maggiori informazioni andare su questo link.

Consapevolezza.

Non avere la cittadinanza italiana
e vivere nel mio paese legata a un permesso di soggiorno
per me equivale a uscire da casa
con un paio di chiavi,
sapendo che il padrone di casa (mia) può cambiare la serratura
e lasciarmi fuori
fregandosene di tutto ciò che ho dentro casa,

dei miei affetti,
dei miei amici,
della mia famiglia,
della mia vita,
del mio futuro,

vivere nel mio paese con un permesso di soggiorno
è come dover uscire da casa (mia) e pensare a
chiudere il gas,
abbassare le serrande,
spegnere le luci,

ma anche lasciare accostata la porta avendo paura di non poter rientrare più.

(Queenia Pereira de Oliveira)

Qui in Italia noi facciamo così (?)

Qui in Italia noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui in Italia noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui in Italia noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.

Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino italiano non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui in Italia noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui in Italia noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui in Italia siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.

Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che l’Italia è la scuola del Mondo e che ogni italiano cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui in Italia noi facciamo così.

Peccato che non sia vero, perchè in Italia non si fa così, e che questo discorso non è stato pronunciato in Italia ma ad Atene, da Pericle, nel 461 a.C.

Pericle – Discorso agli Ateniesi, 461 a.C.

Diritti al punto

“Diritti al punto”, cortrometraggio di 15′ realizzato dal Centro Interculturale in collaborazione con l’Associazione Nausicaa e firmato dai giovani Murat Cinar e Cinzia Lazzaro, presenta un’ampia serie di interviste a persone comuni, professori universitari e politici di ogni schieramento con l’obiettivo di dare voce ai diversi punti di vista dell’odierno dibattito su questo tema cruciale per la democrazia in Italia.

Diritti al punto – prima parte
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=YCKntNrq4x4[/youtube]

Diritti al punto – seconda parte
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=b7ljAYxKAR8[/youtube]
Canale YouTube di CIConYOU.

Centro interculturale della Città di Torino – Diritti al punto.

L’Italia e gli italiani visti dai piccoli nuovi italiani

«L’Italia e gli italiani visti dai bambini immigrati. Un’antologia divertente, ma anche tenera, spiazzante e dolorosa, di pensieri raccolti in vent’anni di insegnamento da un maestro elementare, Giuseppe Caliceti di Reggio Emilia. “Italiani, per esempio” è il titolo del suo libro (dal 10 febbraio per Feltrinelli, pp 240, euro 14) nel quale le frasi dei bambini sono accompagnate da storie, testimonianze e riflessioni dell’autore e dei suoi alunni.»

[Se il giornalista avesse riletto il suo articolo dopo averlo scritto sono sicuro che non avrebbe detto “bambini immigrati”, n.d.r.]

Fonte: http://www.repubblica.it/cronaca/2010/02/03/news/mi_ha_offesa_ci_sono_abituata-2179094/

Eccone alcuni:


«In Italia sono diverso io, perché è naturale, in Italia quasi tutti i bambini sono italiani, ma se un bambino
italiano viene in vacanza in Marocco è diverso lui, perché là quasi tutti i bambini sono arabi, nelle scuole arabe non ci sono i bambini italiani, neanche svizzeri, neanche africani, allora io dico: “Noi siamo tutti uguali e diversi, dipende solo dove sei nato e dove vai a abitare!”.
(Omar, 9 anni, Marocco)»

«Se tu mi chiedi se io sto bene in Italia io non so rispondere perché non ho ancora capito se in Italia, i bambini italiani, dico, le donne, i signori, mi vogliono oppure no, perché delle volte mi sembra che mi vogliono e delle volte invece sento della gente che dice di andare via e mi guarda storto e allora se non mi vogliono io non posso stare molto bene. Se per caso tu vai in un altro posto e non sono contenti che sei anche tu in quel posto, tu dopo come stavi? Bene o male? Non lo sai.
(Manuel, 8 anni, Filippine)»

«Secondo me i bambini, se non sapevano che erano nati tutti in paesi diversi, era più facile andare d’accordo. Anche da grandi.
(Damian, 10 anni, Romania)»

«Certe volte io non capisco bene quella gente che dice tu sei albanese, tu sei indiano, tu sei italiano, tu sei rumeno. Cosa vuol dire? Io adesso sono qui, in Italia.
(Damian, 10 anni, Romania)»

«I bambini non sono migrati in Italia, sono portati, perché li portano i loro genitori. Se era per me, io qui non ci venivo.
(Sheela, 9 anni, Sri Lanka)»

«Io ho i miei genitori che sono nati in Tunisia e io sono nata però in Italia, allora quale è la mia patria? Sempre l’Italia oppure è la Tunisia anche per me? Oppure tutte e due? Oppure nessuna patria?
(Zahira, 11 anni, Tunisia)»

«Se tu sei nata in un paese e dopo vieni a abitare in un paese lontano, come me, ti senti un po’ strana, ti senti un po’  come se sei un neonato, perché tu sei già nato in Sri Lanka come sono nata io, però se vieni in Italia sai camminare, ma non sai parlare italiano, poi devi cambiare il modo di mangiare perché non trovi il nostro cibo.
(Sheela, 9 anni, Sri Lanka)»

«Io sono nata in Italia, a Montecchio, però mia mamma e mio papà sono albanesi e anche io allora sono albanese.
Io ho fatto l’asilo qui, la scuola qui. Io vorrei chiedere al maestro due cose. La prima cosa è questa: io sono italiana o albanese o tutti e due? La seconda: ma io sono immigrata o no?
(Vera, 11 anni, Albania)»

«Un mio amico italiano di questa scuola, che non dico il nome, lui dice sempre che lui non va mai ai ristoranti cinesi perché i cinesi mangiano i gatti. Io dico che non è vero e lui dice che a lui lo ha detto sua mamma, perché sua mamma aveva letto sopra un giornale italiano e sopra quel giornale c’era scritto così.
Io non so proprio che giornali ci sono in Italia!
(Tong, 10 anni, Cina)»

«Mio fratello mi aveva detto che se lui vuole andare in discoteca, lui qui in Italia non può andarci. Non perché è piccolo, ma perché è straniero. Perché a Reggio Emilia e a Parma nelle discoteche a ballare ci vogliono solo degli italiani. Però se sei una femmina, una ragazza, ci puoi andare anche se sei marocchina. Ma solo se sei bella.
(Omar, 11 anni, Marocco)»

«Per me se si amano fanno bene a sposarsi anche se lui è nero e lei è bianca, non vuol dire niente il colore, perché
anche chi viene dall’estero è una persona, non un animale. Però il marito e la moglie si devono mettere d’accordo molto bene sul mangiare, sulla religione e sulla educazione dei figli, perché magari avevano delle abitudini diverse e perciò per mettersi d’accordo devono parlare un po’ di più, altrimenti dopo ci sono dei casini e anche
dei litigi. Ma ci possono essere casini anche se la madre e il padre sono tutti e due italiani, infatti in Italia ci sono molti matrimoni non misti ma anche molti divorzi.
(Kumari, 10 anni, Pakistan)»

«Io ho capito che se tu impari a giocare e a sapere del calcio è più facile che i bambini in Italia sono miei amici perché in Italia tutti parlano sempre del calcio.
(Tong, 8 anni, Cina)»

«Io dico sempre a mia mamma e anche a mio padre di imparare un po’ meglio l’italiano per non farmi fare brutte
figure, ma loro lavorano sempre e non imparano mai a parlare bene, per questo io delle volte mi vergogno a andare in giro con loro.
(Vera, 10 anni, Albania)»

30/01 Rete G2 + Zanko El Arabe Blanco a Firenze

La rete G2 partecipa alla presentazione del progetto G.Id.In.Co che si terrà il 30 gennaio a partire dalle ore 15 presso l’ex Convento dei Barnabiti, in via Sant’Agostino 21.

Alle ore 21 Zanko El Arabe Blanco presenterà brani tratti dal suo nuovo cd “MetroCosmoPoliTown” l’album + multietnico della storia dell’hip-hop in Italia.

Per maggiori informazioni sull’evento andate qui:

Volantino serata

vol.2

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=jlDmFnskJrs[/youtube]
Video “Essere normale”,di Zanko El Arabe Blanco, tratto da MetroCosmoPoliTown,l’album + multietnico della storia dell’hip-hop in Italia, regia Gigi Giustiniani, Ebano productions.E’ normale un arabo bianco? e un italiano nero?

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=T9WU7rHHycc&feature=related[/youtube]
“MetroCosmoPoliTown” video trailer, l’album + multietnico della storia dell’hip-hop in Italia,il 1° album bilingue